Caos scuole, parte del liceo di Montebelluna rischia di finire a 10 km di distanza

Sabato 18 Luglio 2020
Caos scuole, parte del liceo di Montebelluna rischia di finire a 10 km di distanza

TREVISO Trasferte e sostanziosi cambiamenti in vista per le scuole cittadine a causa del Covid. Il liceo Veronese di Montebelluna si prepara a un altro trasloco e dopo essere approdato all'oratorio del duomo potrebbe spostare parte delle classi nella vecchia scuola di Casella d'Asolo, a una decina di chilometri di distanza. La struttura di via Malombra è stata chiusa tre anni fa quando gli istituti di Asolo sono stati accorpati, ma le sue condizioni sono ancora più che buone. Realizzata a metà degli anni 80, conta 13 aule, è antisismica e cablata con la fibra ottica. Queste le caratteristiche che hanno spinto la Provincia a chiedere al Comune di Asolo di poterla utilizzare da settembre. La decisione definitiva verrà presa entro martedì e anche altre scuole si stanno organizzando in vista del rientro.

NEL CAPOLUOGO
Il Duca degli Abruzzi sta mettendo a punto un piano che prevede lezioni a distanza per piccoli gruppi a rotazione settimanale. «Vogliamo mantenere in presenza tutte le prime sottolinea la preside Antonia Piva per il resto potrebbe esserci la rotazione». Le cose dovrebbero migliorare a gennaio, quando l'indirizzo sociosanitario del Besta lascerà libera la palazzina nel campus di San Pelajo per trasferirsi nella nuova sede ex odontotecnici, già usata dal Giorgi, in via Medaglie d'oro. A quel punto sia il Duca che il Riccati potranno trovare respiro nella stessa palazzina di San Pelajo. Sembra invece sfumare la possibilità che la Provincia affitti il complesso ex Turazza a Treviso per metterlo a disposizione dell'istituto tecnico Riccati. La proposta non è stata messa sul tavolo nell'incontro di giovedì al Sant'Artemio con i dirigenti scolastici. Così anche al Riccati si va verso una soluzione mista. «Garantiremo la presenza delle classi prime e terze spiega la preside Luisa Mattana mentre per le altre qualche studente, sempre a rotazione, potrebbe seguire le lezioni a distanza». C'è anche l'ipotesi di trasmettere in diretta le attività svolte in aula.

LA STOCCATA
Resta ancora tutto da sciogliere, invece, il nodo tra l'istituto per geometri Palladio e il liceo scientifico Da Vinci, che occupa da anni sette aule del Palladio. Ora il geometri ha chiesto alla Provincia di riprenderle ma il Da Vinci, senza un'alternativa, non può farne a meno. E ieri Stefano Marcon ha bacchettato la preside del Palladio, Lara Modanese. «La sua azione ci ha lasciati perplessi, anche perché era l'unica assente all'incontro punge, l'uscita del Palladio appare una fuga in solitaria che non contribuisce a risolvere i problemi. La gestione degli spazi non compete a un singolo dirigente. Confido si sia trattato di una leggerezza e che martedì comunicheremo a tutti la soluzione globale». Proprio il Da Vinci, intanto, punta a sostituire parte dei banchi con sedute singole con il piano reclinabile per sfruttare fino all'ultimo centimetro. «Organizzando file alterne dice il preside Mario Dalle Carbonare potremmo accogliere più studenti in presenza». La Provincia ha stanziato quasi 120mila euro e affidato la fornitura alla Sud Arredi Srl di Salerno.

CONEGLIANO
Il problema spazi affligge tre istituti superiori su cinque anche nella città del Cima: Cerletti, Marconi e Itis. Se la cavano invece il Marco Fanno e il Da Collo. Al Cerletti, dove la classi sono 64, dovranno sacrificare i laboratori: «L'obiettivo è garantire la didattica in presenza al maggior numero di classi spiega la dirigente Mariagrazia Morgan. Per le restanti, un mix di didattica in presenza e a distanza, ma solo per piccoli gruppi a rotazione». Alla scuola enologica c'è pure il problema del convitto, dove ci sono camerate non contemplate dalle norme anti Covid. «Urge una convenzione con un'altra struttura dice Morgan per almeno trenta convittori». Al liceo Marconi le classi sono 52 e non sono abbastanza capienti: «Valuteremo i moduli di presenza con la turnazione» afferma il preside Stefano Da Ros. Stessi problemi anche all'Itis Galilei, dove gli spazi ci sono ma devono essere aumentate le classi (oggi 50). «Dobbiamo formare almeno tre classi in più, una prima, una seconda e una terza» spiega il preside Salvatore Amato».

Mauro Favaro
Elisa Giraud

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