Lavoro, cosa cambia. Settimana corta, ferie e smart working

Le soluzioni proposte da imprese venete per adeguarsi ai cambiamenti del post Covid

Sabato 4 Giugno 2022 di Mauro Favaro
Lavoro, cosa cambia - Foto di Pexels da Pixabay
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TREVISO - C’è chi punta sulla settimana corta, chi guarda in particolare alle donne, chi lascia ai dipendenti la possibilità di autogestirsi e chi offre contributi mirati. Sono le soluzioni alternative individuate dagli imprenditori trevigiani per stare al passo con un mercato che sta cambiando. Il lavoro non manca. Ma non si trovano i lavoratori. Non tutti quelli necessari, almeno. Dopo l’emergenza Covid, alla storica legge della domanda e dell’offerta si sono aggiunte molte altre variabili. “Veneto, lavora e tasi”? Oggi non funziona più. Così si cercano altre strade.


Negli ultimi tempi in provincia di Treviso sono fioccate proposte di contratto studiate proprio per aumentare la qualità della vita del personale. Lo stipendio resta fondamentale. Ma quello economico non è più l’unico parametro. Il cambiamento è emerso in modo lampante nei bar, nei ristoranti e nel settore del turismo in generale. Anche le strutture aperte sulle colline del Prosecco, nell’area tra Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio dell’umanità Unesco, faticano a trovare personale. Le stime dicono che solamente nel settore turistico del trevigiano manchino all’appello più di 3mila addetti. E il problema si è poi allargato ad aziende, negozi e società di trasporto che rischiano di non avere abbastanza autisti. Fino a intaccare pure il mito del posto fisso in Comune, che sembrava incrollabile. Ecco perché i datori di lavoro stanno cercando di riscrivere le regole.

Sperimentiamo un modello che aumenta la produttività dei dipendenti, assicurando una migliore qualità del lavoro


Lavoro, cosa sta cambiando?


Gli esempi non mancano. A partire dal mondo dei parrucchieri. Il salone Maziby Hair Salon e Spa, nel pieno centro di Treviso, ha deciso di adottare il modello scandinavo aprendo alla settimana corta, con 4 giorni lavorativi. Senza ridurre i compensi. Da luglio i titolari Luca Vettoretti e Katia Zanatta, soci da ormai trent’anni, riconosceranno ai loro dipendenti, al momento sette, una retribuzione di 5 giorni a fronte di “soli” 4 giorni effettivi di lavoro. «Il mondo del lavoro sta cambiando ed è già cambiato – spiega Vettoretti –, per mantenere degli standard elevati abbiamo deciso di sperimentare un modello che mira ad aumentare la produttività dei dipendenti, assicurando una migliore qualità del lavoro, della concentrazione e un maggiore sviluppo personale. Il tutto riducendo il tempo di lavoro e creando più posti». Meno ore insomma, ma con più qualità. «Rimanere concentrati per tanto tempo, a ritmi altissimi, non è sempre così efficiente – aggiunge – con questo progetto puntiamo a migliorare i rapporti interpersonali e le condizioni di salute, ma senza andare a penalizzare i nostri collaboratori».

Orari da rivedere


Anche l’azienda Wear Me di Castelfranco ha rivisto gli orari. Il brand, specializzato in particolare in fasce e marsupi porta-bebè, è stato identificato come “amico delle donne”. E non solo per i prodotti. La titolare Virginia Sciré, 43 anni, ha infatti rivoluzionato l’organizzazione seguendo proprio i tempi e le esigenze delle mamme e delle famiglie: si chiude alle 16, gli orari sono flessibili, si riceve solo su appuntamento e si può sempre ricorrere allo smartworking. Le cose vanno bene. Il fatturato è triplicato in soli tre anni. Quest’anno si supererà il milione di euro. L’azienda è in espansione. E a settembre arriverà a contare cinque dipendenti, più la titolare. «Le donne sono discriminate sul lavoro, specie chi è madre – sottolinea Sciré – potendo scegliere, io voglio dare loro un’opportunità. In azienda abbiamo creato un clima familiare, dove ci sosteniamo a vicenda, dove stiamo bene e la produttività è elevata. La flessibilità di orario rende le persone più felici».

Se una persona è serena, potrà essere più performante anche davanti al computer

 

Lavoro in autogestione: che cosa è?


Oltre agli orari ridotti, poi, c’è chi punta direttamente sull’autogestione dei lavoratori, senza cartellini da timbrare. Si tratta della Velvet Media, società di marketing, vendite online e nuovi media di Castelfranco. Il progetto ribattezzato “Myway Work” prevede un’autogestione da parte dei dipendenti: potranno scegliere se rimanere a casa o se andare in sede, quante ore lavorare e quando prendersi le ferie, operando per obiettivi specifici e non sulla quantità di ore di lavoro. La sperimentazione sarà portata avanti per alcuni mesi. Per rendere le cose più semplici, gli uffici potranno essere utilizzati in orari particolari. Pure di notte. Le chiavi sono già in possesso di una trentina di dipendenti. «Se una persona è serena, potrà essere più performante anche davanti al computer – evidenzia Bassel Bakdounes, titolare di Velvet Media – contiamo di migliorare la produttività togliendo costrizioni frutto di un retaggio culturale anacronistico, legate alla presenza in un ufficio o al numero di giorni e ore lavorate, e dando invece massima libertà e fiducia alle persone».
Fino a qui il mondo del privato. Anche il settore pubblico, però, è alla ricerca di soluzioni alternative. Sono sempre di meno le persone che rispondono ai bandi. La conferma è arrivata ieri direttamente dal Comune di Treviso. Due anni fa il municipio aveva aperto un concorso per 16 posti amministrativi. Si erano proposte 1.600 persone. Di recente, invece, per altri 3 posti si sono fatti avanti solo 40 candidati. E la graduatoria dovrebbe essere usata anche dai Comuni più piccoli. «Occorre rivedere le norme di assunzione nel pubblico – avverte l’assessore Alessandro Manera – magari dando ai Comuni la possibilità di assumere a tempo determinato, evitando concorsi mastodontici dal punto di vista burocratico».

La questione patenti


Savno, la società che gestisce il ciclo dei rifiuti in Sinistra Piave, ha faticato a trovare autisti per la raccolta porta a porta. Un problema con il quale si sta confrontando anche Mom, la società dei bus e delle corriere con base a Treviso. Oggi l’azienda sta cercando 25 nuovi autisti (candidature da presentare entro il 28 giugno). E per attrarre quante più persone possibile ha messo sul piatto un contributo da 250 euro a parziale copertura delle spese per chi ha la patente D e si impegna a conseguire anche l’ultima patente, la categoria E, indispensabile per gli autoarticolati. «I conducenti sono figure professionali sempre più richieste – tira le fila il presidente Giacomo Colladon – con il benefit di 250 euro per coprire parte delle spese per la patente aggiuntiva, vogliamo dare un segnale di sostegno alla crescita personale verso la forza lavoro in ingresso».

Ultimo aggiornamento: 19:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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