TREVISO - Posto fisso, addio. Nella Marca, nel corso del 2022, oltre duemila lavoratori al mese hanno lasciato volontariamente il proprio impiego, nonostante un contratto stabile. I dati di Veneto Lavoro confermano come, anche in provincia di Treviso, il fenomeno sia in netta crescita: nell'intero arco dell'anno scorso, le dimissioni da un rapporto a tempo indeterminato ammontano a 26.445, il valore più elevato mai registrato dal 2008.
I NUMERI
Chi si dimette ricerca condizioni più appaganti e, presumibilmente, dispone già dell'offerta per una nuova collocazione. A riprova della dinamicità del mercato occupazionale locale, infatti, secondo la rilevazione curata dalla agenzia regionale per il lavoro, quasi un lavoratore su due (il 42%) ha trovato un nuovo impiego entro sette giorni dalla data di dimissioni dal precedente contratto, percentuale che sale al 56% a distanza di un mese e che, in ambedue le circostanze, è superiore a quella rilevata nel 2019. L'analisi è focalizzata su scala regionale, ma tuttavia può valere anche per una delle province maggiori come Treviso. Nella Marca, oltre la metà (il 52,1%) delle dimissioni avvenute nel 2022 ha riguardato addetti del settore dei servizi, in particolare dell'ingrosso e della logistica (uno su dieci del totale), dei servizi turistici e di quelli alla persona, mentre il 47% lavorava nell'industria, in prevalenza nel Made in Italy e nel metalmeccanico. Il maggior balzo rispetto al 2019 si è registrato in particolare proprio nel comparto metalmeccanico (più 39%), oltre che nelle industrie della chimica, della plastica, della carta e della stampa, nel commercio al dettaglio, nel terziario avanzato e nella sanità. E, benché con numeri assoluti più contenuti, non è esente da uscite spontanee nemmeno la pubblica amministrazione: l'anno scorso hanno rassegnato la propria rinuncia 250 dipendenti, 130 in più rispetto al tre anni prima. Più dell'80% delle dimissioni ha riguardato lavoratori italiani, mentre il 60% di quanti hanno posto fine di propria sponte al contratto è rappresentato da uomini.
LE ETÀ
In termini anagrafici, ecco una piccola sorpresa: la maggioranza relativa dei dimissionari, più di uno su quattro (27,5%), 7.295 persone, appartiene alla fascia d'età tra i 30 e i 39 anni. Non sono dunque solo gli under 30 (5.200 quelli che hanno "lasciato", pari a quasi il 20%) a cambiare con frequenza, sulla scia di una nuova concezione del lavoro maggiormente improntata alla realizzazione personale e alla qualità di vita. La tendenza non esclude neppure gli ultra 55enni: 4.750 a presentare le dimissioni. Secondo lo studio, i giovani presentano tassi di ricollocazione inferiori rispetto agli adulti (43% contro 49%), mentre per molti lavoratori con più di 55 anni spesso le dimissioni precedono l'uscita dalle forze lavoro e per questo le quote di quanti si rioccupano sono nettamente inferiori. In tutto il Veneto, l'anno scorso le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 191.500, la quota più alta dal 2008 e, restringendo l'osservazione agli ultimi anni, il 12% in più rispetto al 2021 e il 17% in più rispetto al 2019 prima del Covid. Come accennato, a registrare una crescita particolarmente sostenuta sono state le dimissioni: complessivamente 137.300 nei dodici mesi dell'anno, con una crescita del 15% rispetto al 2021 e del 35% sul 2019.
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