Lydia, la collezionista di kimono: «Sono autentiche storie da indossare»

Venerdì 8 Luglio 2022 di Chiara Pavan
Lydia Manavello, la collezionista di kimono

TREVISO - Ha cominciato per caso, «per puro piacere». Piccoli acquisti, ma mirati. Quei kimono, per lei, erano e sono tuttora opere d'arte, «c'era qualcosa dentro che mi colpiva, mi affascinava e che volevo scoprire». Un po' alla volta, anno dopo anno, questa passione l'ha spinta a studiare, a documentarsi, ad ampliare lo sguardo, a trasformarsi così in una vera e propria collezionista di kimono.

Una collezionista che non è neanche gelosa delle sue creature: «Amo condividere con il pubblico l'emozione che provo davanti a certi pezzi». Dopo tutto «la bellezza ha un valore educativo e morale fortissimo, e io sono felice di condividere queste straordinarie testimonianze d'arte e cultura».

Punto di riferimento in Veneto e in Italia

Lydia Manavello e la sua collezione di kimono sono ormai un punto di riferimento, in Veneto e in Italia: le sue opere d'arte sono state ospitate all'Istituto Giapponese di Cultura a Roma, nella mostra Kimono, ovvero l'arte di indossare storie inaugurata poco prima della pandemia, cui era seguita poco dopo Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono. 1900-1915 al Museo della Moda di Gorizia. Poco tempo fa la studiosa trevigiana, 54 anni, docente di storia dell'arte al liceo Da Collo di Conegliano, ha animato un bell'incontro del Festival della Cultura di Moriago, dove la ha anche presentato qualche capo della sua collezione spiegandone genesi, curiosità e percorsi storici. Una collezione particolare, la sua, che segue un periodo storico ben preciso che va dalla seconda metà dell'Ottocento alla prima metà del Novecento, «quando l'arte giapponese fu di grande ispirazione per quella europea, come testimoniano l'Impressionismo, il Liberti e l'Art Decò».

Folgorata dal primo abito

Manavello comincia ad appassionarsi al Giappone e alla sua storia una quindicina di anni fa, folgorata da un «kimono importante acquistato per puro piacere». E visto che «l'arte non ha confini», la docente si tuffa in uno «studio matto e disperatissimo» alla scoperta di un nuovo mondo, decisa ad approfondire l'argomento, «attratta in particolar modo dal contesto tessile in cui nascono queste opere d'arte». I kimono, dopo tutto, sono meraviglie dipinte, tessute o stampate: «Kimono è un termine giapponese dal significato piuttosto generico che, in senso letterale, vuol dire cosa da indossare - spiega Manavello -. Non è soltanto un capo di abbigliamento, ma spesso una tela su cui esperti maestri riportano disegni che si rifanno alla natura, alla religione, all'infanzia e alle vicende più importanti della vita. Le stoffe giapponesi, i kimono stessi, sono molto più di un semplice oggetto: trasudano storia, che parla di tecniche di tessitura e di decorazione dalla storia millenaria». I kimono, così, sono come le pagine di un libro che volentieri si lasciano sfogliare lasciando trapelare, giorno dopo giorno, un nuovo segreto. Spesso, poi, disegni e decorazioni non sono fatti per essere visti all'esterno, ma si ritrovano all'interno, nella fodera del kimono, a contatto con il cuore e l'anima di chi lo indossa. «In questo senso il kimono è certamente espressione dell'essenza stessa della filosofia e cultura giapponese che considera l'essere più importante dell'apparire».

 

Collezionista un po' alla volta

La collezionista trevigiana non è partita «con l'idea di diventare collezionista, ma ci sono diventata un po' alla volta, dopo i primi acquisti. Ho cominciato a dare indicazioni precise su cosa stavo cercando, dapprima ad amici che vivevano stabilmente in Giappone, e poi ad altri esperti del settore. Alla fine, dopo un po', trovi i referenti adatti. Sapevo comunque che dovevo darmi un'organizzazione, un obiettivo. E così mi sono concentrata su un particolare periodo storico, tra la fine dell'800 i primi del 900». Molte le sorprese: «Le influenze tra Giappone e Occidente sono reciproche. I pittori impressionisti furono i primi intellettuali a cogliere le novità di un'arte quasi del tutto sconosciuta, di cui divennero i primi estimatori e collezionisti. Ma l'arte giapponese ebbe un impatto significativo anche negli anni successivi, in modo particolare con lo stile Liberty o Art Nouveau - aggiunge la studiosa -. Nel periodo compreso fra l'ultima decade dell'Ottocento ed i primi quarant'anni del Novecento si videro rimbalzare da un continente all'altro stili, ma anche novità tecnologiche, in una vicendevole e quanto mai interessante commistione di tradizione e di innovazione: in questo contesto i nuovi mezzi di comunicazione di massa, come le riviste ed i cartelloni pubblicitari, concorsero a rendere ancor più veloce la diffusione delle idee e degli scambi culturali, anche in fatto di moda».

Un caleidoscopio di colori e fantasia

La collezione Manavello si compone di centinaia di capi in seta sorprendenti per il caleidoscopio di colori, fantasie e tessitori. Sono kimoni da uomo, da donna e da bambino, cui si legano tutti gli accessori. «Ho raccolto tutta una serie di documenti cartacei che vanno a costituire un corollario importante che approfondisce le ricerche: sono documenti che raccontano epoche, svelano dettagli sugli effetti economici, antropologici, sociali e culturali che ruotano attorno al mondo del kimono in Giappone». Conservare queste storie da indossare è un procedimento delicato: «A Moriago mi hanno chiesto dove li tengo - sorride la docente - e ho sorpreso tutti dicendo che li metto anche in frigorifero. Sono capi che hanno bisogno di essere portati fuori, arieggiati, anche esposti alla luce solare, ma non diretta. Va protetto il benessere della seta. Diciamo che non ho bisogno di tantissimo spazio: li tengo piegati alla giapponese, non vanno appesi. E questo riduce l'ingombro». Nella sua collezione Lydia Manavello custodisce diversi tipi di kimono, creati e usati in modo diverso a seconda delle occasioni e del momento della giornata. Ce ne sono di lunghi e di corti, con differenze evidenti tra fodera esterna e l'interno. «Mi sono imbattuta in una giacca sovrakimono con sfondo giallo ocra cangiante su cui compaiono rose stilizzate come quelle di Mackintosh della Scuola di Glasgow. Emozionante».

«I giovani lo indossano in modo libero»

Il kimono oggi è parzialmente ancora in uso: il governo giapponese ha istituito un Kimono Day, per incentivarne la diffusione. Il recente revival arriva dalla cultura pop, anche grazie ai manga, ai cosplay, ai fumetti: «È soprattutto la giovane generazione a indossarlo in modo più libero e originale, con interpretazioni personali slegate dai canoni tradizionali. Resta sempre amato nelle cerimonie di laurea, nelle feste di fine anno, per i matrimoni si vedono madri e figlie che indossano i kimono per le occasioni importanti. Un po' come il nostro vestito bello per l'occasione speciali».

 

Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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