Juventus, processo plusvalenze. Il tifoso azionista di Pieve di Soligo: «Anch'io voglio i danni»

Mercoledì 10 Maggio 2023 di Maria Elena Pattaro
Juventus, processo plusvalenze. Il tifoso azionista di Pieve di Soligo: «Anch'io voglio i danni»

PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) - Ci sono anche dei trevigiani tra gli azionisti della Juventus decisi a chiedere il risarcimento danni alla società bianconera per il caso delle plusvalenze. «Ho perso 35mila euro: il valore delle azioni è crollato. Mi sento preso in giro. Adesso voglio i danni». A parlare è un 42enne di Pieve di Soligo che ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento a carico della Juventus Football Club spa e di dodici tra dirigenti e consulenti. I pm contestano loro di aver utilizzato il meccanismo delle plusvalenze per coprire i buchi di bilancio. Il tifoso pievigino si è affidato all’avvocato Enrico Maran. Da settembre del 2019 a oggi il valore del suo pacchetto azionario ha subìto un tracollo: da 40mila a 10mila euro. La stessa sorte a cui sono andati incontro altri tre azionisti della Marca, che hanno scelto di farsi rappresentare dal Codacons. In tutto sono 31 le parti offese (29 cittadini oltre a Consob e Agenzia delle Entrate). 

L'udienza

Oggi in tribunale a Torino si svolgerà l’udienza preliminare: il gup Marco Picco deciderà se rinviare a giudizio gli indagati, come chiesto dalla Procura, ammettere le parti civili e se accogliere o meno la richiesta della difesa di spostare il processo da Torino a Milano o Roma. Il motivo? Tra i capi d’imputazione c’è l’aggiotaggio in Borsa, che ha sede appunto nel capoluogo lombardo. Mentre i server della Vecchia Signora si trovano nella Capitale, dove ha sede la Computershare, l’azienda che aveva in carico la pubblicazione dei comunicati destinati al mercato per conto della Juventus. In tutto sono 12 le persone indagate, oltre alla società calcistica. Si tratta dei membri dell’ex consiglio di amministrazione (fra cui il presidente dimissionario Andrea Agnelli e il vicepresidente Pavel Nedved) e di due consulenti. Ampio il ventaglio di accuse: manipolazione del mercato, false comunicazioni da parte di società quotata in Borsa, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

La delusione dei tifosi azionisti

«Tifo Juve da sempre e qualche anno fa ho deciso di investire comprendo un pacchetto di azioni - racconta il 42enne pievigino, dipendente di un’azienda -. L’ho fatto per questioni di tifo: volevo sostenere la mia squadra del cuore. Nel 2018 le ho vendute per ricomprarle l’anno dopo. In tutto ho investito circa 80mila euro. Poi è scoppiata la pandemia e ho scelto di non rivenderle, anche se avrei potuto, per continuare a supportare anche finanziariamente la società visto che era un momento difficile. Quando è scoppiato il caso plusvalenze mi sono sentito preso in giro: hanno falsificato i bilanci e a rimetterci siamo stati noi azionisti». La passione per il calcio giocato non è venuta meno, anzi: il 42enne ha l’abbonamento allo stadio. Ma il “calcio contabile” lo ha profondamente deluso. «Le azioni acquistate dal mio assistito sono passate da un controvalore di circa 40mila a circa 10mila. Abbiamo calcolato una perdita di circa 35mila euro» spiega il suo legale, l’avvocato Maran. «Ho perso gran parte dei soldi che avevo investito. Chiedo giustizia».

In parallelo al processo penale, c’è quello sportivo: penalizzazione sì ma ridotta rispetto ai -15 punti inizialmente inflitti alla squadra nella classifica del campionato. Il monte punti è stato restituito dal Collegio di garanzia del Coni. Ma anche su questo versante la partita è ancora aperta.

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