​Morta a Capo Verde. «La minacciava, le avevamo detto di denunciarlo»

Domenica 1 Dicembre 2019
Marilena Corrò, morta a Capo Verde. «La minacciava, le avevamo detto di denunciarlo»
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TREVISO - Marilena Corrò aveva messo una catena sulla porta della sua stanza. «Gianfranco mi minaccia: ho paura che mi ammazzi» aveva confidato ad alcuni amici, che ben sapevano di cosa fosse capace il 48enne e che le avevano consigliato di denunciarlo. «Lui era un violento, e le avevamo detto di rivolgersi alla polizia - racconta Fabio, un amico della 52enne trevigiana uccisa martedì scorso nel suo bed & breakfast di Sal Rei, nell'isola di Boa Vista, a Capo Verde - ma lei non lo aveva ancora fatto, forse per timore che davvero le facesse del male».
 

 

La polizia d'altronde aveva avvertito Gianfranco Coppola, l'ex insegnante di kick boxing, da 10 anni trasferitosi a Capo Verde, che al prossimo sgarro sarebbe finito dentro, di nuovo. Era conosciuto in tutta l'isola per quanto fosse violento e aggressivo, ed era stato protagonista di almeno due gravi aggressioni. E alla fine l'ha uccisa. 
 
SENZA CLIENTICoppola aveva preso in gestione il bed & breakfast di Marilena Corrò assieme a Pierangelo Zigliani, 68 anni, ex fiorista milanese di Senago. «Il contratto ce l'aveva con Zigliani, non con Coppola - sottolinea un amico del 48enne - ed era lui che avrebbe dovuto pagare alcuni lavori ed oneri per avviare l'attività. Ma non era stato fatto nulla e la pensione di fatto era chiusa, non c'erano clienti». In pratica, Zigliani e Coppola vivevano nel bed & breakfast come semplici inquilini, senza versare alla Corrò quanto pattuito, accumulando nei mesi qualche migliaio di euro di debito, non cifre colossali. E quando lei ha cominciato a protestare, sono scattate le minacce. La lite di martedì mattina sarebbe stata l'ultima di una lunga serie. La questione sempre la stessa, il debito non saldato che continuava ad aumentare. Ma questa volta Coppola ha perso le staffe, uccidendola e gettandone il corpo nel serbatoio dell'acqua. «L'ho spinta e presa a schiaffi, lei è caduta ed ha sbattuto la testa» ha ammesso il body builder 48enne, negando però di aver utilizzato per ucciderla, come testimoniato da alcuni vicini, un martello, col quale si sarebbe accanito sulla 52enne. In casa gli investigatori hanno poi posto sotto sequestro marijuana, denaro, un tablet e dei telefoni. «Pagami o dico alla polizia che sei uno spacciatore» sarebbero state le ultime parole della donna. 
IL FIORISTA MILANESELa polizia capoverdiana, oltre a Coppola, ha stretto le manette ai polsi anche al 68enne Pierangelo Zigliani. «Stavo dormendo quando è successo tutto, io non c'entro» ha detto al magistrato prima che fossero confermato il carcere, come misura cautelare, per entrambi. Ad incastrarlo un altro testimone chiave, che lo avrebbe visto mentre tentava di cancellare le tracce di sangue di Marilena. Il sospetto è che abbia inoltre aiutato il socio ad occultare il cadavere della donna all'interno del serbatoio dell'acqua. Il nome di Zigliani era finito agli onori delle cronache di Senago, comune della città metropolitana di Milano dove risiedeva fino a qualche anno fa, nell'ambito di un'inchiesta sull'ex sindaco Mario Mantovani in merito alla trattativa di cessione di un palazzo del Comune di Arconate alla società Le Ginestre srl. Il fiorista era il fondatore della stessa società immobiliare, dal capitale di 90 milioni di euro, ma secondo i finanzieri si trattava di fatto di un prestanome manovrato dallo stesso Mantovani. Prima sentito come testimone dell'accusa, il 68enne, riportano i giornali di Senago dell'epoca, venne indagato per falsa testimonianza. «Pierangelo sarebbe dovuto tornare in Italia nei prossimi giorni - spiega un conoscente -, ha problemi di salute e in carcere di certo non ci può stare».
Alberto Beltrame

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