«Bisogna recuperare. Speravamo che il quadro potesse essere meno pesante. Invece i test Invalsi hanno confermato che la didattica a distanza ha inciso in modo decisamente negativo sull’apprendimento e sulla formazione dei ragazzi. Adesso le scuole sono chiamate a sviluppare strategie e organizzazioni per colmare il gap dell’ultimo anno e mezzo.
Dottoressa Sardella, i test Invalsi hanno confermato i buchi sul fronte dell’apprendimento. Ma mai come quest’anno sono fioccati i 100 e anche i 100 e lode alla maturità. In alcune scuole sono raddoppiati. Come si spiega?
«L’esame di maturità è stato cambiato proprio a causa dell’emergenza Covid. E inevitabilmente è stata diversa anche la valutazione. Con l’assenza delle prove scritte è stato tolto un elemento di difficoltà. Va però detto che l’orale è stato quanto mai articolato. In più, gli ultimi anni del percorso di studi stavolta hanno avuto un peso maggiore sulla valutazione finale».
Oggi i contagi da Covid sono tornati ad aumentare. I ragazzi tra i 12 e i 19 anni non stanno correndo a vaccinarsi: all’8 settembre la copertura non supererà il 41,9%. Si teme un nuovo anno scolastico in trincea?
«La vaccinazione tra i giovani è effettivamente ancora molto ridotta. Mi auguro non ci siano problemi per il ritorno a scuola in presenza. In ogni caso, se dovesse essere necessario, il ricorso alla didattica a distanza dovrà essere limitato».
Tra gli insegnanti va meglio: il 93% delle 18.012 persone che lavorano nel mondo della scuola trevigiana (compresa l’università) ha già ricevuto almeno la prima dose. Vista anche la scarsa adesione dei ragazzi, pensa che il vaccino anti-Covid dovrebbe essere obbligatorio per il personale scolastico?
«Non entro nel merito dell’obbligatorietà: è una questione di bilanciamento dei diritti. Certo, sarebbe l’ideale se tutto il personale scolastico si vaccinasse. Ma la copertura in provincia di Treviso, anche rispetto ad altri territori, è già piuttosto alta. E questo ci rasserena».
C’è già stato il confronto con l’Usl della Marca per sollecitare le 1.200 persone, tra docenti e addetti vari, che non si sono ancora vaccinate?
«Ho sentito il direttore generale dell’Usl, Francesco Benazzi, e abbiamo condiviso l’obiettivo di arrivare il più vicino possibile a una copertura totale tra il personale scolastico. Se sarà necessario, ora valuteremo la possibilità di procedere con inviti diretti».
Qualcuno chiede lo sdoppiamento delle classi per ridurre il rischio di focolai: con metà dei ragazzi in aula, il rispetto del distanziamento sarebbe più agevole. E’ un’ipotesi che prendete in considerazione?
«Potrebbe essere una risposta per alcune delle situazioni più complesse alle superiori. A livello generale, però, l’organico a disposizione non può coprire di fatto un raddoppio delle classi. Al primo ciclo, comunque, il problema non si pone. Mentre alle superiori potrebbe appunto esserci qualche margine di intervento in questo senso».
A proposito di organici, infine, c’è la partita delle immissioni in ruolo e dell’assegnazione delle supplenze. Gli insegnanti potranno essere in classe già da settembre?
«Puntiamo a iniziare le operazioni per la nomina dei supplenti dalla graduatoria nei primi dieci giorni di agosto. C’è l’intenzione di anticipare i tempi. Per le immissioni in ruolo, in particolare, la piattaforma è già stata attivata. Attendiamo di conoscere i numeri e poi passeremo all’attribuzione delle scuole. Il discorso è simile per il personale Ata: contiamo di procedere con le immissioni in ruolo per metà agosto. In questo modo sarà possibile riempire ogni casella prima dell’inizio del nuovo anno scolastico».