Intelligenza artificiale, l'impatto sul mondo del lavoro nel trevigiano: «Spariranno delle professioni ma ne nasceranno di nuove»

Domenica 28 Maggio 2023 di Mauro Favaro
Intelligenza artificiale e lavoro - Foto di Pexels da Pixabay

TREVISO - «Il 75% delle professioni che ci saranno nel 2030 ad oggi non esistono. Le stime riguardanti gli effetti dell’intelligenza artificiale dicono questo. Si perderanno tantissimi posti di lavoro. A partire da quelli ripetitivi e da quelli che possono essere eseguiti dall’automazione. Al tempo stesso, però, si creeranno anche tantissimi altri posti di lavoro. La vera sfida è fare in modo che anche le piccole e medie imprese, ossatura di questo territorio, investano in formazione e aggiornamento delle competenze». A parlare è Emanuela Fregonese, originaria di Treviso, responsabile della comunicazione per Wartsila, multinazionale con base in Finlandia leader nel settore dei motori e degli impianti per la generazione di energia, e componente della rappresentanza sindacale Fim Cisl, federazione italiana metalmeccanici. Il punto sul lavoro del futuro è stato fatto nell’incontro andato in scena ieri nella barchessa di villa Giovannina nell’ambito del festival Artificial intelligence in Agorà, organizzato da BiblioTreviso e dal Comune di Villorba.

Le nuove opportunità e le professioni perse

Il primo obiettivo è essere pronti a cambiamento. Secondo gli addetti ai lavori sarà inevitabile. Fino ad oggi la tecnologia ha consentito di rendere automatici molti lavori manuali. «Mentre l’intelligenza artificiale si propone di collaborare con persone che lavorano con la conoscenza», nota Lorenzo Ruggieri, designer, Expert Partner di Bain & Company, società di consulenza strategica globale con due uffici a Roma e Milano. Gli esempi non mancano. Rimanendo nella Marca, l’Usl sta già usando l’intelligenza artificiale negli esami eseguiti dal centro di senologia: si tratta di software che di fatto “imparano” studiando una grande mole di dati immagazzinati, in questo caso 1,3 milioni di indagini, tutte validate, e che sono in grado di lanciare un Alert nel caso in cui individuino delle anomalie. Vale lo stesso discorso per molte altre aziende che si stanno addentrando nel mondo dell’artificial intelligence. Per più di qualcuno uno spettro che rischia di portare anche a licenziamenti di massa. «L’evoluzione è molto rapida. Ma stiamo parlando sempre di strumenti: dipende da come vengono utilizzati – chiarisce Ruggieri – scuole e aziende sono chiamate a formare le persone per contribuire all’evoluzione dei lavoratori del futuro. Con la certezza che il risultato migliore si ottiene sempre dalla collaborazione dell’uomo con la macchina. Qui non si parla di sostituzione».

L'inclusione

Intanto c’è ancora parecchio da fare sul fronte dell’inclusione. Sì, è fondamentale anche quando ci si cimenta con l’intelligenza artificiale. «Nel mercato dell’informatica, oggi il 75% del personale è maschile – sottolinea Fregonese – ma se si vuole sviluppare un algoritmo che dia risultati il più possibile reali, dovrà esserci la presenza sia maschile che femminile, quella di diverse etnie e magari di diverse culture e religioni. Più punteremo sull’inclusione in generale, più avremo algoritmi in grado di dare risposte». Si tratta di un orizzonte che non può non porre questioni di etica. Fino a dove si potrà arrivare con l’intelligenza artificiale? Non a caso se n’è parlato anche ieri in un confronto tra Luciano Franchin, anima del festival, e gli studenti della 3D del liceo delle scienze applicate del Planck di Lancenigo. «Non siamo spaventati: crediamo invece che possa aprire nuovi orizzonti, facendo emergere altri tipi di lavoro – tirano le fila le studentesse Clotilde Rossi e Marzia Energico – L’impatto dell’intelligenza artificiale, se sviluppata al meglio, potrà essere positivo». E con questa ventata di ottimismo si guarda avanti.

Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 23:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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