​Psicologa in campo al fianco dei baby rugbisti: «Basta liti e insulti»... anche fra genitori

Domenica 17 Febbraio 2019
Psicologa in campo al fianco dei baby rugbisti: «Basta liti e insulti»... anche fra genitori
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PAESE - Una psicologa tra mischie, mete e palle ovali per imparare ad arginare le liti in campo, accettando gli errori senza viverli come drammi, e per contrastare i comportamenti sopra le righe dei genitori che assistono dagli spalti, che a volte superano ogni limite arrivando a lanciare insulti o anche a scatenare risse. Mara Quarisa, psicologa dello sport e dell'educazione, scende in campo assieme ai giovani del Rugby Paese. Letteralmente. I ragazzi verranno affiancati durante gli allenamenti per aumentare la consapevolezza dei propri comportamenti. E' l'ultima tappa di un percorso più ampio che ha visto degli incontri con gli stessi genitori e con gli allenatori. 

 
NELLO STADIOIl prossimo si terrà mercoledì sera proprio nello stadio di rugby. Il titolo è tutto un programma: Genitori in gioco - Come supportare i figli nello sport. «Ci deve essere prevenzione ed educazione. Vale per i ragazzi che giocano ma anche per i genitori che li seguono spiega Quarisa il fenomeno del genitore a bordo campo è stato studiato in vari modi. Quella di oggi è definita come la prima generazione di genitori che segue attivamente i figli nello sport. Ma non tutte le società sono preparate. I rapporti non sono sempre semplici. Gli addetti ai lavori a volte dicono con una battuta amara che sognano una squadra di orfani. E' sbagliato. I genitori hanno un ruolo fondamentale nella crescita sportiva dei ragazzi. Però vanno educati per evitare impatti negativi». E' ciò che si propone di fare lei come psicologa dello sport e dell'educazione. A partire dal modo di vivere vittorie e sconfitte. «Ma anche il modo in cui i genitori interagiscono con i figli prima e casa e poi a bordo campo passa dei messaggi sottolinea Quarisa gli insulti all'arbitro, se non addirittura la rissa, sono comportamenti chiaramente diseducativi e negativi. Ma anche quello che si dice è importante. Chiedere ai figli se hanno vinto o se si sono divertiti non è la stessa cosa. Il codice valoriale che passa è completamente diverso. Bisogna fermarsi e pensarci».
LE REGOLEL'invito vale per tutti. «Molti pensano che limitarsi a qualche urlo contro l'arbitro durante la partita dei figli non sia un problema aggiunge la psicologa ma è qualcosa di simile all'alcolista che pensa di non essere tale solo perché beve qualche bicchiere». A livello generale, Quarisa è partita proprio dai desideri dei ragazzi. Un paio di anni fa, assieme a Silvia Zuliani, ha raccolto 619 questionari nelle scuole, tra l'istituto Canossiano di Treviso, l'Ic di Maserada e l'Ic di Motta di Livenza per capire cosa i giovani non sopportano del comportamento dei loro genitori. E' un tesoretto che oggi torna più che mai utile. «La società sta cambiando anche il modo di vivere lo sport spiega Beppe Pancot, presidente del Rugby Paese Junior abbiamo deciso di intraprendere questo percorso con la psicologa non partendo da un caso specifico, ma proprio per recuperare i valori che si stanno perdendo». 
Mauro Favaro
Ultimo aggiornamento: 15:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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