Famiglia distrutta: «Il fiume si è preso tutta la nostra vita»

Giovedì 1 Novembre 2018 di Elena Filini
Famiglia distrutta: «Il fiume si è preso tutta la nostra vita»
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ZENSON DI PIAVE - Sulla brandina blu Reda gioca, mangia e cerca di dormire. Ma la notte tornano le lacrime. «È terrorizzato - racconta sua madre Lamia - si sveglia e rivede lo sgombero, poi la casa presa dal fiume». Si esprime in un italiano basico ma corretto, si tiene la testa tra le mani. Ha perso tutto: il sogno di una casa appena acquistata, un mutuo pesante. A Zenson di Piave, dove l'esondazione ha picchiato duro, quattro persone non hanno più nulla.



È la famiglia Elkbir: madre, padre, due bimbi di 3 e 5 anni. La loro casetta in golena, frutto di anni di lavoro, è stata inghiottita dal fiume. Che fare ora? Lamia, suo marito e i loro due figli sono ospitati nella canonica di don Franco Zoggia. Sono musulmani, hanno davanti un crocifisso, ma questi dettagli non contano nulla. Conta l'umanità e il senso di disponibilità dell'intero territorio, che anche sui social si mobilita per trovare abiti, giochi, beni di prima necessità. Oggi forse saranno trasferiti a Loria, dove don Davide  Schiavon della Caritas ha trovato un alloggio di fortuna disponibile. Intorno a loro però si sta organizzando una macchina di solidarietà incredibile. Lamia e Nadifi hanno bisogno di aiuto: oggi non hanno un tetto dove stare. E quando l'acqua scenderà troveranno una casa inagibile. 
«AIUTATECI»«Chi ha la possibilità ci dia una mano», confermano il comune di Zenson e il consigliere per il sociale Cinzia Trevisan. Gli Elkir, insieme a molte giovani famiglie extracomunitarie, stanno pagando un prezzo molto alto alla furia della natura. Da nord a sud, infatti, le aree golenali sono abitate da anziani orgogliosamente radicati alla propria terra o da giovani famiglie straniere che riescono ad acquistare stabili spesso datati in zone periferiche per rendere concreto il sogno di una vita stabile in Italia. Venerdì sera il sindaco di Zenson, Davide Dalla Nese, si è presentato davanti alla loro casa in golena: «È allerta massima, preparatevi a sgomberare». Non hanno subito capito l'impatto di questo ordine. Poi sabato, ma soprattutto domenica, non hanno avuto scelta: hanno radunato quattro cianfrusaglie in un sacchetto e seguito gli uomini della Protezione Civile. 
«UN BUON AFFARE»Avevano acquistato la loro casa nell'agosto del 2014, quando i campi erano verdi, la natura tranquilla. Non si erano preoccupati delle crepe interne, degli ammaloramenti, dello stato. Cosa fosse una golena neppure lo sapevano. Avevano visto il prezzo, potevano farcela. E il venditore li aveva rassicurati: è un buon affare. Quattro anni dopo si trovano in ginocchio: in una notte hanno perso tutto. Nadifi Elkbir 32 anni fa l'operaio a Ponte di Piave. È arrivato nel 2002 con lo zio a Salgareda e poi si è stabilito a Zenson. Quando è riuscito a rendersi indipendente, ha portato Lamia. «È una zona molto bella, ci siamo innamorati della calma e della tranquillità. Ma non ci saremmo mai immaginati una cosa del genere - ripete - Ora non so cosa sperare per il futuro, ho perso tutto». Lamia parla poco, e non riesce a trattenere le lacrime. «I miei figli sono nati qui. Era il nostro sogno, il nostro futuro - confida - ora ho perso tutto, la televisione il frigorifero, la lavatrice, i mobili, i vestiti. Abbiamo fatto un mutuo e non abbiamo più nulla». La loro famiglia in Marocco è in ansia: ha visto in televisione il disastro. Ma ora sanno che Nadifi e la sua famiglia stanno bene. 
«TORNEREMO»Reda e Admir sfogliano un libro, corrono in quella stanza/casa davvero molto piccola. «Qui tutti ci hanno aiutato - riprende Lamia - il sindaco, il consigliere al sociale.

Grazie a tutti. Ma potremo tornare nella nostra casa?», chiede disperata. Intanto si profila la possibilità di un alloggio a Loria. È molto lontana da Ponte di Piave, nel lungo periodo è un'opzione impraticabile. Intanto forse Reda inizierà l'asilo, per stare con gli altri bambini e cercare di superare lo choc. Si guardano intorno, si stringono intorno a una seicento blu, vecchia almeno di dieci anni. Al momento, l'unico bene rimasto. 

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