Influenza fulminante, bambina muore a 10 anni. L'esperto: «Un caso rarissimo, ecco cosa l'ha stroncata»

Giovedì 30 Gennaio 2020 di Mauro Favaro
Influenza fulminante, bambina muore a 10 anni. L'esperto Roberto Rigoli: «Un caso rarissimo, ecco cosa l'ha stroncata»

Bambina di 10 anni muore per le complicazioni dopo un'influenza: lutto a Silea e Treviso. L'esperto spiega cosa è successo. Influenza Veneto, picco atteso a metà febbraio. 177.100 persone colpite, 6 casi gravi Scarica il bollettino ufficiale

«Si è trattato di una rarissima complicanza cerebrale legata al virus dell'influenza di tipo B, che in questo periodo circola normalmente. Nella letteratura scientifica sono descritti meno di cento casi pediatrici a livello planetario. In oltre trent'anni di esperienza, tra Treviso, Roma e Vicenza, non avevo mai visto uno sviluppo del genere». Le parole di Roberto Rigoli, direttore dell'unità di Microbiologia dell'ospedale di Treviso, oltre che vicepreside dell'associazione microbiologi clinici italiani, danno la misura della complicanza che ha spezzato la vita di Emma Vitulli a soli 10 anni. La piccola non aveva mai avuto problemi di salute. Le lesioni cerebrali non sono state causate da un virus particolare o esotico, ma da un problema immunitario che ha scatenato una reazione non prevista a una normale influenza. 
 

 


Dottor Rigoli, cos'è successo?
«La bambina ha sviluppato un'encefalopatia necrotizzante acuta, su base metabolico-immunomediata, scatenata dal virus influenzale. Una complicanza rarissima che porta a edema e ischemia cerebrale. Ci sono stati meno di cento casi al mondo. Ma purtroppo esistono». 

Emma non era stata vaccinata contro l'influenza. Il vaccino avrebbe potuto salvarla? 
«È possibile. Ma non rientrava nelle categorie considerate a rischio in caso di influenza, come gli anziani con più di 65 anni e le persone già costrette a convivere con problemi di salute. In questi casi, però, non ci possono mai essere garanzie assolute». 

Sarebbe meglio vaccinare tutti i bambini? 
«No, non è così. Stiamo parlando di una complicanza che è estremamente rara su scala planetaria. Alla luce di questa considerazione, non è possibile vaccinare tutte le persone in modo indistinto, senza analizzare i fattori di rischio».

Si temono altri casi simili?
«In linea teorica non sarebbe possibile escluderli. Ma ripeto: la complicanza è davvero rarissima. Va chiarito che non c'è alcun rischio di contagio. È impossibile. E poi bisogna sottolineare che il virus dell'influenza di tipo B non è più aggressivo degli altri. Purtroppo a volte, in situazioni estremamente particolari, dall'infezione emergono complicanze cerebrali dovute all'attivazione bioumorale nel contesto del sistema immunitario. E non è ancora del tutto chiaro come si origina l'attivazione che alla fine provoca infiammazione ed edema cerebrale». 

Come avete scoperto la complicanza? 
«Il quadro clinico della bambina era estremamente grave. Solitamente questa complicanza può svilupparsi tra le 12 e le 72 ore dal momento dell'esordio dell'influenza. All'inizio abbiamo escluso le ipotesi meningite e sepsi. E nella notte tra domenica e lunedì abbiamo eseguito indagini di biologia molecolare su vari materiali biologici che hanno evidenziato l'infezione da virus influenzale di tipo B». 

La progressione della complicanza cerebrale è stata rapida? 
«Questione di poche ore, purtroppo. All'inizio la Tac non mostrava lesioni significative. Poche ore dopo, invece, è stata confermata la severa compromissione cerebrale, con l'interessamento dei centri vitali».



Ha detto che è il primo caso del genere che vede in oltre trent'anni di esperienza...
«È così. Ma la differenza rispetto al passato sta anche nel fatto che oggi lo sviluppo della Microbiologia ci consente di capire cose che tempo fa sostanzialmente non venivano inquadrate con l'identificazione precisa delle cause scatenanti». 

Ora non c'è il rischio che scoppi una corsa ai vaccini contro l'influenza, nonostante la campagna di prevenzione termini proprio domani?
«Siamo nel picco dell'influenza.
In questo periodo facciamo centinaia di test al giorno ed evidenziamo una trentina di casi di influenza tra chi si rivolge al pronto soccorso. I contagi dovrebbero iniziare a scendere nel giro di un paio di settimane. Ma per le persone che non rientrano nelle categorie a rischio non c'è alcun motivo di ricorrere a una vaccinazione di massa».

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci