L'industria trevigiana tiene botta e export vola: «Ma frena la produzione»

Sabato 2 Luglio 2022 di Mattia Zanardo
Il convegno di Assindustria Venetocentro dove hanno presentato i dati

TREVISO - L'industria trevigiana tiene e continua ad allineare segni positivi anche nel primo scorcio del 2022. Ma la crescita rallenta: gli effetti del complesso contesto globale si ripercuotono anche sul sistema manifatturiero e dei servizi innovativi della Marca. Rincari di energia e materie prime, difficoltà di approvvigionamento, inflazione e ripercussioni della guerra russo-ucraina inevitabilmente provocano ritmi frenati rispetto all'anno scorso: dopo la crescita media annua del 16,5% nel 2021 e il record dell'export (14,5 miliardi di euro), nei primi tre mesi del 2022 la produzione industriale provinciale registra un più 3,5% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua è pari a 5,3 punti in più.

A sostenere l'ulteriore espansione sono comunque ancora soprattutto le vendite all'estero, incrementate del 18,4% nel raffronto annuale per il Trevigiano, sospinte da Germania, Francia, Stati Uniti e Spagna. E consola relativamente, peraltro, che le dinamiche siano comuni alla provincia di Padova e al resto del Veneto, oltre che alla gran parte delle aree italiane.


L'INCONTRO
I dati sono stati presentati nel corso dell'assemblea privata generale di Assindustria Venetocentro, che giovedì scorso, 30 giugno, ha raccolto all'auditorium di Fondazione Cassamarca, in piazza delle Istituzioni, circa 450 imprenditori soci delle due province. Dopo l'approvazione del bilancio 2021 e la relazione sull'attività, anticipata da un lungo applauso per rendere omaggio a Leonardo Del Vecchio, la seconda parte dei lavori è stata dedicata al tema 2022 dove stiamo andando? L'economia italiana tra pandemia, guerra e nuovo ordine mondiale, con i contributi del giornalista e storico Paolo Mieli, e dell'economista e saggista Veronica De Romanis, moderati da Domenico Basso. Confermando come le incognite geopolitiche ed economiche pesino su margini e investimenti delle imprese e alimentino un mix di incertezza sui prossimi mesi.


I NUMERI
Il problema dell'energia tocca in modo particolare il Veneto, che consuma il 12% dell'energia elettrica nazionale e oltre il 10% del gas naturale. E, oggi, il prezzo unico è cinque volte quello di inizio 2020. A queste problematiche, si somma pure la difficoltà nel trovare profili e competenze richiesti: delle 36.320 assunzioni programmate dalle imprese trevigian-patavine in giugno-agosto, poco più di una su due è considerata di difficile reperimento. Un quadro delicato, come ha ribadito anche lo stesso presidente degli industriali trevigian-patavini, Leopoldo Destro, nel suo intervento a conclusione dell'incontro: «È passato poco più di un anno e mezzo dal mio insediamento - ha sottolineato - eppure oggi ci troviamo in un mondo completamente e imprevedibilmente diverso. Stiamo vivendo uno di quei momenti che segnano grande discontinuità e profondi cambiamenti nella storia: una pandemia mondiale, un conflitto sul suolo europeo che sta mettendo alla prova libertà, democrazia ed equilibri geopolitici che davamo per scontati da più di 70 anni, oltre a generare un'enorme crisi umanitaria, un faticoso percorso per combattere il cambiamento climatico, di cui misuriamo oggi gli effetti nella siccità e nel razionamento di una risorsa come l'acqua».


IL COMMENTO
Il numero uno di Assindustria Venetocentro non ha nascosto come gli shock in atto portino a «un rallentamento significativo quest'anno per l'Italia rispetto alle previsioni (dal 4% al 2%) e per il Veneto (dal 4,2 al 2,4%)». Nel sollecitare riforme a livello nazionale, in primis su cuneo fiscale e Irap, e interventi a livello europeo per un tetto al prezzo del gas, il presidente di Avc ha ribadito il ruolo di fattore di sviluppo e coesione giocato dalle imprese e l'impegno per mantenere competitivo e attrattivo, in particolare per i giovani, il territorio e il paese intero. «I prossimi mesi - sottolinea Destro - saranno decisivi per portare a termine il lavoro compiuto fino ad oggi su Pnrr e riforme. È una responsabilità, non ci stancheremo mai di ripeterlo, verso quei 5,8 milioni di giovani italiani che oggi hanno tra i 15 e i 24 anni e che nel 2058 finiranno di ripagare i debiti contratti per lo sforzo straordinario del Pnrr. Quasi mezzo milione di questi giovani si trova in Veneto».
 

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