Travolte e uccise sul Terraglio, chiuse le indagini: Ronnie verso il processo. Ecco gli assi della difesa

Venerdì 15 Luglio 2022 di Maria Elena Tonin
Ronnie Levacovic
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PREGANZIOL - Chiuse le indagini preliminari sulla tragedia del Terraglio: per Ronnie Levacovic, difeso dall'avvocato Francesco Murgia, si avvicina il processo che sarà, probabilmente, dopo l'estate. È stato infatti depositato ieri, 14 luglio, in tribunale a Treviso, l'atto di chiusura delle indagini preliminari per provare a ricostruire la dinamica dell'incidente avvenuto sul Terraglio lo scorso 24 marzo: lo schianto mortale in cui persero la vita Mara Visentin, 63enne di Preganziol e l'amica Miriam Cappelletto, 51enne.

LA PERIZIA
Quanto depositato conferma in buona sostanza la posizione del 25enne, accusato di duplice omicidio stradale aggravato. Ovvero la causa dell'incidente è stata la forte velocità con cui la Bmw guidata dal rom ha centrato l'auto in cui viaggiavano le due amiche, ma la perizia fissa il tasso alcolico del giovane «solo leggermente al di sopra della soglia di legge». «La perizia dell'ingegner Zamuner ha stabilito che il mio cliente - spiega l'avvocato Murgia - aveva in corpo un tasso alcolico pari a 1,05 g/l: paradossalmente per noi questa è una buona notizia.

Praticamente un tasso alcolico che, pur essendo superiore ai limiti di legge, seppur di poco, su un ragazzo giovane e robusto come è il mio cliente, stempera i propri effetti. Per noi apre uno spiraglio». Secondo la difesa, quanto emerso potrebbe alleggerire, in qualche modo le variabili dell'incidente e il ruolo dell'alcol come concausa del drammatico evento. Rimane invariata invece la velocità con cui l'auto di Levacovic si è scontrata con la C1 in cui viaggiavano le due donne: confermati i 125 chilometri all'ora, una velocità superiore di almeno 50 chilometri orari rispetto a quella massima consentita nel tratto del Terraglio in cui è avvenuto l'incidente. Il dato di ebbrezza del giovane è stato accertato a seguito di un'esame alcolimetrico eseguito dai sanitari del laboratorio di tossicologia clinica e forense dell'Ulss. Il pubblico ministero Giulio Caprarola, titolare del fascicolo, ha negato la richiesta di archiviazione.

LE CINTURE
La scorsa settimana le indagini preliminari avevano stabilito che le due donne viaggiavano senza le cinture di sicurezza correttamente allacciate e anche questo nuovo elemento aveva portato una nuova luce al caso, almeno per la difesa, fermo restando che la posizione del giovane e la sua responsabilità nell'incidente, per ora, non cambia. «Chiediamo solo un processo senza pregiudizi» conclude l'avvocato della difesa. Amara invece la posizione delle famiglie, difese dallo Studio 3A: «Tra un po' sarà colpa di mia madre e dovremmo pure chiedere scusa», era stato lo sfogo del figlio di Mara Visentin, dopo la perizia. Il violento impatto tra la C1 e la Bmw è stato collocato senza alcun dubbio nella corsia in cui viaggiava l'auto delle due donne e chiara è sempre stata la reciproca posizione assunta poi all'impatto.

 

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