Morto nel locomotore in fiamme, l'ultima telefonata di Carlo al fratello: «Era felice, ora voglio giustizia»

Giovedì 13 Ottobre 2022 di Claudia Borsoi
Carlo De Luca

FREGONA - «Chiedere giustizia per mio fratello Carlo? Si vedrà, intanto attendo che sia fatta chiarezza su quanto accaduto e di ricevere maggiori informazioni. Questo è il momento del dolore». Il fratello Mauro, la mamma Mariangela e Gilberto, il secondo papà che ha cresciuto come suoi figli i fratelli De Luca rimasti orfani di padre da piccoli, sono chiusi nel dolore nella loro casa di Osigo. Carlo De Luca, 55 anni, è l'ennesimo morto sul lavoro. La sua vita si è spezzata nella notte tra lunedì e martedì in una galleria della stazione ferroviaria sotterranea di Sanremo. L'esplosione del locomotore, all'interno del quale si trovava, non gli ha lasciato scampo. La procura di Imperia, dopo aver acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza, ha aperto un fascicolo contro ignoti con l'accusa di omicidio colposo. Ora l'inchiesta procederà con l'obiettivo di far luce sull'esplosione costata alla vita all'operaio della Ivecos, azienda di Colle Umberto appaltatrice esterna a Rete Ferroviaria Italiana, che qui stava eseguendo dei lavori di manutenzione.

Domani ci sarà l'autopsia sulla salma del fregonese. Poi il feretro potrà rientrare a Fregona. «E qui dice il fratello Mauro celebreremo il funerale. Ma ancora non sappiamo quando, attendiamo il nulla osta». In queste ore sono tante le persone che si stringono al dolore della famiglia De Luca, tanti gli attestati di stima ed affetto a ricordo di Carlo, persona riservata e gran lavoratore.

IL DOLORE
«Avevo sentito al telefono mio fratello lunedì sera, quella è stata l'ultima volta  -ripercorre Mauro -. Parlavamo di alcune questioni nostre riguardanti dei lavori che avremmo dovuto fare. Quelli sono stati gli ultimi momenti di felicità, poi è successa la disgrazia che ci ha portato via Carlo». Carlo, classe 1967, e Mauro, classe 1970, sono cresciuti insieme, condividendo tante gioie, ma anche il dolore per la perdita, quando erano ancora dei bambini, del loro padre. «Siamo cresciuti insieme e ancora oggi le nostre vite erano unite, abitando tutti nella stessa abitazione, io al piano terra, lui sopra dice il fratello - Quando il lavoro non lo portava in giro per l'Italia, lui era qui ad Osigo. Ultimamente faceva rientro a casa ogni fine settimana, ci mangiavamo una pizza tutti assieme, con mia moglie Catia e mia figlia Vittoria. Poi, quando poteva, o andava a ballare o in moto. Quelle erano le sue due passioni. La moto mi preoccupava. Gli dicevo spesso: Non usarla, è pericolosa. Ma aveva quella passione. Non andava più per strada, ma solo in pista. Partiva nel fine settimana, quando poteva, con l'auto e il carrettino con sopra la moto e andava a Rijeka (Fiume) in Croazia dove c'è una pista. Oppure prendeva e andava a ballare anche in Austria. A lui piaceva viaggiare. È stato sempre in movimento, sempre attivo». In gioventù Carlo era stato anche presidente dello Sci Club Pian Cansiglio. «Gli piaceva sciare, aveva anche iniziato il corso per diventare istruttore ricorda Mauro -. Era una persona riservata, un gran lavoratore. Da circa quattro anni lavorava con l'Ivecos, un lavoro che gli piaceva. Di recente aveva preso la patente per il treno ed era felice anche di questo ulteriore traguardo e mansione. E da due settimane era tra Ventimiglia e Sanremo. Poi la disgrazia».

LE IPOTESI
Gli inquirenti, che hanno già ricevuto la relazione della polizia ferroviaria, attendono ora quella della polizia scientifica prima di procedere all'affidamento dell'incarico per eseguire una perizia sul mezzo. Al momento sembra che De Luca stesse lavorando sul cambio pieno d'olio del locomotore, quando per cause da accertare, si è verificata l'esplosione che lo ha ucciso sul colpo.
 

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