Travolte e uccise da una Bmw sul Terraglio: risarcite le famiglie delle due vittime

Martedì 17 Gennaio 2023 di Giuliano Pavan
L'auto su cui viaggiavano le due vittime

TREVISO - I familiari di Mara Visentin e Miriam Cappelletto, le due donne di 63 e 51 anni residenti a Preganziol morte nel tremendo schianto lungo il Terraglio il 24 marzo dello scorso anno, sono state interamente risarcite. Motivo per cui non si costituiranno parte civile nel processo a carico di Ronnie Levacovic, il 25enne che a bordo della sua Bmw le tamponò spedendo la loro utilitaria contro un ponticello in cemento, non lasciando loro scampo. L’udienza preliminare a carico di Ronnie Levacovic, difeso in aula dall’avvocato Francesco Murgia, inizierà questa mattina. Il legale nei giorni scorsi aveva annunciato di voler cercare un accordo con la Procura per un patteggiamento della pena al di sotto dei quattro anni di reclusione. Se non dovesse concretizzarsi, di sicuro verrà scelto il rito abbreviato, che consente all’imputato in caso di condanna di usufruire dello sconto di un terzo della pena. 

Levacovic è accusato di duplice omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza e dalla velocità: quando ha travolto la Citroen C1 delle due donne, il 25enne guidava con un tasso alcolemico di 1,05 grammi per litro di sangue e viaggiava a 125 chilometri orari in un tratto in cui vige il limite dei 70. «In quei pochi secondi ho distrutto la vita di due persone e ho cambiato per sempre la mia. È stata una tragedia», ha sempre ripetuto Ronnie, che in ogni caso rischia una condanna pesante.

Mara Visentin e Miriam Cappelletto quel 24 marzo 2022 stavano tornando a casa dal Bingo.

Viaggiavano rispettando i limiti ma erano senza cinture di sicurezza: le avevano allacciate dietro la schiena per non far suonare l’apposito allarme all’interno della vettura. Una circostanza che, secondo i risultati della perizia cinematica eseguita dall’ingegner Pierluigi Zamuner, su incarico del pm Giulio Caprarola, non avrebbe comunque fatto la differenza. In altre parole, anche indossando correttamente la cintura, le due donne sarebbero morte comunque. Eppure proprio questa condotta sarà uno degli elementi sottolineati dalla difesa per provare a dimostrare il concorso di colpa, ferma restando la responsabilità del 25enne. «Chiediamo solo un processo senza pregiudizi», aveva più volte ribadito il legale. Amara invece la posizione delle famiglie, difese dallo Studio 3A: «Tra un po’ sarà colpa di mia madre e dovremo pure chiedere scusa», era stato lo sfogo del figlio di Mara Visentin, dopo la perizia. Il violento impatto tra la C1 e la Bmw è stato collocato senza alcun dubbio nella corsia in cui viaggiava l’auto delle due donne e chiara è sempre stata la reciproca posizione assunta poi al momento dell’impatto.

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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