Mortale sulla Jesolana, il pompiere: «Non sono un eroe, ho estratto la piccola dall'auto che respirava ancora»

Giovedì 12 Agosto 2021 di Maria Elena Pattaro
Il pompiere Sandro Zamuner
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CASALE SUL SILE - «Non sono un eroe, ho fatto solo il mio lavoro. E mi dispiace moltissimo che la bambina non ce l’abbia fatta: l’ho consegnata ai sanitari che ancora respirava, poi le condizioni si sono aggravate». Quando la moglie e la figlia lo hanno chiamato perché a due passi da casa. su quella Jesolana “maledetta” c’era stato un terribile incidente, con un’auto andata a fuoco, Sandro Zamuner, 56 anni, non ha esitato un attimo.

Anzi ha sfoderato la sua lunga esperienza di pompiere (25 anni passati nel comando di Treviso e da 5 all’aeroporto di Venezia) ed è uscito di casa “armato” di due grossi estintori. Un attimo prima c’era stato un tremendo impatto frontale su quel tratto di Jesolana che lì prende in nome di via Nuova Trevigiana. La Golf nera con a bordo due giovani rumene e le due bimbe di una di loro ha centrato in pieno e la Fiat Tipo che viaggiava sulla corsia opposta. L’impatto è stato talmente violento da frantumare i vani motore, far fare un testa coda alla Tipo e innescare l’incendio che la stava divorando. 


L’INTERVENTO
Il tutto mentre il pompiere si stava godendo le ferie nel giardino di casa. In maglietta, pantaloncini e ciabatte. E’ così che è intervenuto, spegnendo l’incendio che stava divorando il vano motore della Fiat Tipo. «La conducente era già uscita dall’abitacolo - spiega - io ho spento le fiamme». Della seconda vettura e delle due donne che la guardavano disperate si è accorto solo qualche istante dopo. «C’era molto fumo, lì per lì mi sono concentrato solo sull’incendio da spegnere - racconta il vigile del fuoco - poi ho notato il resto». E ha prevalso ancora una volta l’istinto da pompiere. Zamuner si è avvicinato all’altro veicolo. In piedi, sull’asfalto c’erano le due donne, unite dalla stessa angoscia: Andreea Maria Cretu, la bambina di 8 anni, non dava cenni di vita. La più piccola di appena 2, invece, era tra le braccia della madre. Ferita, ma viva. La zia l’ha estratta dal seggiolino senza aspettare l’arrivo dei soccorritori. Una manovra sconsigliata perché potrebbe aggravare le condizioni del ferito. Ma in quel momento l’unico pensiero della donna era cercare un segnale di vita in quel corpicino immobile. «La bambina era in condizioni critiche: il segno della cintura era ben visibile, gli occhi rovesciati all’insù - racconta il pompiere -. L’abbiamo stesa a terra in posizione di sicurezza. A quel punto ha ricominciato a respirare affannosamente e subito dopo è arrivata l’ambulanza. Le hanno praticato immediatamente il massaggio cardiaco. «Le condizioni erano davvero molto gravi» - spiegava il pompiere ieri mattina, a qualche ora dall’accaduto incrociando le dita per le sorti della piccola. Invece Andreea Maria non ce l’ha fatta: è morta a 9 anni. Fra poco più di un mese avrebbe spento 9 candeline. Ma iI suo cuore si è arreso al pronto soccorso del Ca’ Foncello di Treviso, dove era stata trasportata d’urgenza in una lotta contro il tempo per strapparla alla morte. Purtroppo non è bastato. 
«SONO AFFRANTO»
Nel pomeriggio la notizia ha raggiunto anche Sandro Zamuner, che abita in via Nuova Trevigiana, proprio a ridosso della curva dove si sono scontrate le due vetture, con un bilancio finale di una morta e quattro ferite. «Sono davvero amareggiato» - dice il pompiere. Al suo occhio allenato a simili sciagure non era sfuggita la gravità delle ferite della bambine. Eppure anche lui, come i familiari, si era aggrappato a quell’esile filo di speranza. «E’ un dispiacere enorme quando a morire sono i bambini» - dice. E a parlare in questo caso non è soltanto il pompiere on trent’anni di esperienza alle spalle ma il padre. «Nel mio lavoro ne ho viste tante, ma le piccole vittime sono quelle che ti restano più impresse».
«STRADA PERICOLOSA»
Poi il pensiero va alla pericolosità della provinciale, teatro più volte di incidenti anche mortali. Erba troppo alta sul ciglio, tanto da limitare la visibilità, una curva pericolosa non adeguatamente segnalata, illuminazione carente: sono tante le insidie della Jesolana, che più volte Zamuner ha segnalato a Comune e Provincia: «Ho passato ore al telefono con le autorità competenti e lo stesso hanno fatto altri residenti. Eppure non è stato risolto ancora nulla». Sulla strada maledetta si continua a morire. 
 

Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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