Pompiere si toglie la maschera e salva un anziano. «È il nostro lavoro»

Venerdì 7 Settembre 2018 di Paolo Calia
Pompiere si toglie la maschera e salva un anziano. «È il nostro lavoro»
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MOGLIANO - È stato dimesso ieri, nel primo pomeriggio, dopo una notte passata in osservazione a ossigenare il sangue. Tra una settimana potrà tornare al lavoro, lasciandosi alle spalle un'esperienza comunque da ricordare. Enrico Borghetto, 31 anni, è il Vigile del Fuoco (figlio d'arte: anche sui padre è stato vigile) che mercoledì ha prestato la propria maschera per l'ossigeno a uno dei due anziani salvati dall'incendio scoppiato nel loro appartamento. Un gesto automatico per un professionista addestrato a salvare la vita degli altri. Ma prestare la propria mascherina in ambiente caldissimo e pieno di fumo, gli è costato un crollo fisico e il ricovero in ospedale. Il suo atto va però inserito nel grande lavoro di squadra fatto dai Vigili del Fuoco accorsi a Mogliano: «Tutti i vigili presenti hanno contribuito a salvare le persone», sottolinea.

 
Borghetto, ricostruiamo come è andata.
«Siamo arrivati davanti a quella palazzina, l'incendio era al quinto piano. Abbiamo dovuto usare la scala per arrivarci. Erano proprio in alto: un metro più su avremmo dovuto inventarci qualcosa di diverso per salire».
Lei ha fatto un gesto nobile: si è tolto la mascherina per darla a uno dei due anziani salvati.
«Nessun gesto nobile, per carità. Con altri colleghi siamo saliti per recuperare i due anziani. Erano in grande difficoltà: nell'appartamento c'era tanto fumo e la temperature era elevatissima: li abbiamo fatti scendere utilizzando la nostra scala».
E mentre scendevate cosa è successo?
«Ho dato la seconda mascherina in dotazione alla signora che sembrava quella più bisognosa di aiuto. Al marito ho invece fatto indossare la mia per aiutarlo a riprendersi. Ogni tanto inspiravo l'aria della nostra bombola anche io, ma qualche sboconada di fumo l'ho data».
E si è sentito male...
«In realtà, più che il fumo, penso che sia stato colpa della temperatura elevatissima e del gran caldo che c'era in quel posto. Noi, ovviamente, per intervenire siamo molto vestiti e c'è sempre il rischio di disidratarsi in fretta. Secondo me il fumo non c'entra».
Si è parlato però di intossicazione da fumo.
«Lo so, i medici hanno infatti voluto farmi passare del tempo in un ambiente ossigenato per riprendermi».
«È stato un intervento forse più complicato di tanti altri, certamente brutto. Ma ci sono state situazioni anche più difficili».
Paolo Calia 
Ultimo aggiornamento: 13:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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