Rogo nella notte alla Criver Trade, l'azienda fallita è stata data alla fiamme

Mercoledì 29 Dicembre 2021 di Lina Paronetto
L'azienda data alle fiamme

SILEA - È di origine dolosa l’incendio che lunedì sera, 27 dicembre, ha interessato a Silea, lungo via Treviso, uno dei capannoni annessi allo stabilimento della Criver Trade, ormai ex azienda di imballaggi, al centro di un procedimento fallimentare partito nel 2019 che porterà l’immobile all’asta ai primi di gennaio.

E dunque pochi giorni prima di quel passaggio, parte del complesso è stata interessata dalle fiamme partite da materiale legnoso accatastato, bancali e altro, all’interno. Non si sono registrati feriti: sul posto, al momento dell’incendio, non c’era nessuno. E non è stata intaccata dalle fiamme neppure la copertura in amianto, fattore, questo, che ha semplificato la vita agli uomini del 115 ed evitato un possibile inquinamento del sito. 

L’INTERVENTO
Tre le squadre dei vigili del fuoco che sono dovute intervenire sul posto per cercare di circoscrivere le fiamme, che rischiavano di estendersi all’intero edificio ormai dismesso e di interessare quelli circostanti. E proprio i vigili del fuoco, secondo i quali a provocare l’incendio è stata la mano di qualcuno visto che non era in corso nessun tipo di attività e il collegamento con la rete elettrica non è più attivo, hanno sollecitato al sindaco Rossella Cendron la stesura di un’ordinanza che imponga al curatore fallimentare o alla proprietà di mettere in sicurezza il sito, impedendo l’accesso agli estranei. Tutto fa pensare, infatti, che qualcuno sia riuscito a intrufolarsi nello stabilimento, provocando l’incendio. 

LE IPOTESI
Non è chiaro se a innescare il rogo sia stato qualche individuo che bivaccava all’interno, se si sia trattato di una ragazzata, come accaduto pochi mesi fa all’ex Sabina, o, peggio, se l’episodio sia legato all’imminente messa asta dell’immobile. Un ventaglio di ipotesi da approfondire, dunque. Non sarebbe d’altro canto la prima volta che a Silea si verifica un fatto simile: gli incendi in capannoni dismessi e facilmente accessibili sono stati diversi, negli ultimi anni. Il pensiero corre immediatamente all’analoga situazione vissuta alla Chiari e Forti nel 2015: anche in quel caso, lo storico stabilimento, il “piccolo Stucky” in riva al Sile, finì in preda alle fiamme quando, tre giorni dopo, doveva andare all’asta. Quella vicenda si trascinò poi per alcuni anni, fino alla svolta, avvenuta solo nel luglio di quest’anno: la vendita dell’immobile per la cifra di due milioni e mezzo di euro, con l’area, esempio di archeologia industriale, che si avvia finalmente al rilancio dopo un lungo periodo di abbandono. 
 

Ultimo aggiornamento: 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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