Debby Line, la ripresa dopo il terribile incendio: distrutta oltre la metà del sito, dipendenti di nuovo al lavoro

Venerdì 7 Aprile 2023 di Maria Elena Pattaro
L'incendio alla Debby Line

GIAVERA - A due giorni dal devastante incendio che ha divorato metà centro logistico mandando in fumo migliaia di vestiti e scarpe, si torna a lavorare alla Debby Line di Cusignana. Mentre nella parte distrutta (finita sotto sequestro) ieri mattina, 6 aprile, si sono riaccesi alcuni focolai, subito spenti dai vigili del fuoco rimasti a presidio fino a ieri sera. «Nella parte di stabilimento non coinvolta dal rogo è stata autorizzata la ripresa dell'attività lavorativa che con immediata reazione aziendale è ripartita da oggi» fa sapere il titolare Luca Pavin, a capo di un'azienda che conta 17 siti e 244 addetti e che ha ottenuto tre certificazioni in ambito ambientale e rapporti di lavoro, come precisano dal quartier generale di Padernello di Paese.

La prima cosa da fare è spostare la merce che si è salvata dal rogo, in particolare quella stoccata nel piano interrato: abbigliamento e calzature per un valore di due milioni di euro. Anche il magazzino adiacente al corpo centrale è stato risparmiato, grazie all'intervento dei vigili del fuoco, accorsi in massa negli ex magazzini Benetton di via San Rocco. Più di metà sito è andato completamente distrutto: 10mila metri quadri su 18mila. È ancora presto per quantificare i danni ma la cifra è nell'ordine dei milioni di euro.

Eppure l'azienda non si dà per vinta: «I dipendenti impiegati nello stabile coinvolto sono stati ricollocati dal giorno seguente presso le altre unità - fanno sapere - mentre nella parte non coinvolta dal rogo l'attività è ripresa oggi (ieri, ndr). Fin da subito l'azienda ha garantito la massima collaborazione alle autorità per fare chiarezza sull'accaduto».

L'INCHIESTA
Le indagini sono in corso: al momento nessuna pista è esclusa, nemmeno quella del dolo. Lo spettro delle ipotesi va dalle cause accidentali alla mano umana, che potrebbe averle innescate involontariamente con qualche condotta colposa o aver appiccato le fiamme volontariamente. Gli inquirenti ancora non sbilanciano, ma registrano alcuni elementi sospetti. Il primo riguarda la rapidità con cui il fuoco si è propagato, divorando una superficie particolarmente estesa, praticamente tutto il capannone fronte strada. L'incendio è scoppiato verso le 18.30 e quando i pompieri sono arrivati, poco dopo, il capannone era già perso. Solleva qualche dubbio anche il fatto che le fiamme si siano alzate alte appena la fabbrica è stata chiusa e, al suo interno, non c'era nessuno che potesse dare l'allarme. È stato verificato che, all'interno del capannone, oltre a un enorme quantitativo di merce, erano presenti alcuni muletti e il Centro operativo, con computer e connessione wifi, per la movimentazione degli ordini. Gli investigatori valuteranno anche il fronte dell'incendio accidentale, con le fiamme innescate da un cortocircuito.

LA SOLIDARIETA'
Tra i primi a dare l'allarme è stato proprio il titolare Pavin, ricevendo sul suo cellulare le notifiche del sistema antincendio. Il sito sarebbe munito anche di un sistema anti intrusione e di telecamere di sorveglianza: tutti elementi al vaglio dei carabinieri della compagnia di Montebelluna, che in queste ore sta sentendo i residenti accorsi sul posto e la proprietà. Scongiurato invece l'inquinamento ambientale, stando ai primi riscontri di Arpav. L'enorme colonna di fumo nero era visibile da tutta la Marca e persino dalle province di Padova e Venezia. «Il nostro grazie va ai vigili del fuoco alle autorità pubbliche e alla cittadinanza di Giavera, per la dedizione e disponibilità» dice l'azienda, che sta ricevendo tante attestazioni di solidarietà da clienti e fornitori.

      

Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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