Mia, Denise e Marco a 10 anni fanno le guide al museo: «In giacca che emozione»

Mercoledì 21 Dicembre 2022 di Elena Filini
Piccole guide al museo
3

TREVISO - Dormito? «Poco» rispondono in coro. E i vestiti? «Abbiamo scelto la giacca. Più professionale». Sarebbe una normale conversazione da primo giorno di lavoro, se gli interlocutori non avessero dieci anni. Perché Mia, Denise e Marco frequentano la quinta elementare alle scuole di Villorba.

Lavoro minorile? Tutt'altro. Una grande opportunità, quella di essere protagonisti al museo grazie alla bellissima iniziativa di Fondazione Cassamarca. Si tratta degli alunni delle classi 5.A e 5.B, accompagnati dalle insegnanti Loredana Gagno, Chiara Cescato, Silvia Da Re, Lucia Cirami, Francesca Massaro, Flavia Zanatta e Christian Fiorino. Un progetto pilota ideato dalla Fondazione Cassamarca, che ha trovato nella scuola primaria di Villorba la piena collaborazione delle insegnanti, che ha permesso, dopo mesi di lavoro, di poter finalmente giungere a conclusione. Tra i visitatori anche il dirigente scolastico a cui fa capo la scuola di Villorba, il sindaco di Villorba, l'assessore all'Istruzione e naturalmente il presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo, che ha voluto accogliere i bambini per il benvenuto.

I PROTAGONISTI
Giacca scura, camicia bianca e pantaloni in tinta. Una cartellina in mano ed eccoli all'opera. Il loro compito è accendere l'interruttore della bellezza di Ca' Spineda. Operazione non esente da insidie: moltissime le opere da raccontare, e poi c'è la questione del plurilinguismo. Bisogna essere in grado di spiegare a tutti. Come fa Noah all'ingresso, declinando le raccomandazioni iniziali in italiano e in francese. «In sostanza siamo delle guide, lo forse dei ciceroni: il nostro compito è fare conoscere al pubblico il palazzo e le opere d'arte» chiarisce Riccardo con aria seria. Lui ha preteso di avere una giacca e l'ha richiesta ai suoi genitori. «Sì, ma la volevamo tutti, è molto elegante e secondo me stiamo bene» ribadisce con una certa esperienza. Hanno un piccolo quaderno con gli appunti. «Ma cerchiamo di non leggere, perchè per il pubblico è noioso». Nozione da far rimbalzare a qualche assessore o amministratore delegato che ancora si ostina a leggere. Il pubblico, aggregato a gruppi di circa 20 persone, arriva e deposita il cappotto. In tutto, i visitatori saranno un centinaio. «Chiediamo la cortesia di silenziare i vostri dispositivi- anticipa Noah in italiano e poi in francese- potete seguirci sullo scalone principale».

IL PROGRAMMA
Le guide sono programmate anche in inglese, in arabo e in rumeno. Ecco, si parte: prima stazione lo scalone, poi la sala delle feste. L'effetto wow è assicurato. «Sono stata sveglia fino a mezzanotte» confessano però le ragazze a microfoni spenti. «Ho un po' disegnato, cercavo di distrarmi, la verità è che avevo paura». Ci hanno messo un impegno pazzesco i ragazzi. «Abbiamo provato tantissime volte. Prima davanti allo specchio in camera» ribadisce il quartetto che accoglie i visitatori. «Io in camera mia, poi davanti a mio papà che dopo tante ma tante volte mi ha detto: così va bene, mi piace». Si arriva al piano nobile. Ecco un altro gruppetto: cartellina, occhiali, giacca nera e pantaloni scuri. «La prima volta mi tremavano le gambe, poi adesso sono più tranquillo e mi sembra anche di essere andato bene. Mi vergognavo un po' davanti alle persone, ma è normale. Avevo paura di sbagliare». A Emma hanno affidato un quadro di un'omonima, Emma Ciardi. Lo guarda, lo racconta al pubblico, come un critico d'esperienza. Aleksandra con la x, Giulia, Raffaele e Chiara con la k sono il terzo gruppo. Presidiano la sala in attesa dei visitatori. «Abbiamo guardato e riguardato questi quadri da più di un mese». Raffaele si dà un bel 9 («sono contento e ho fatto bene») Aleksandra è più critica. («Io 5+, si può sempre migliorare»). L'attesa più grande è per i genitori: loro saranno i critici più severi. Altra stanza, altri capolavori. Qual è il quadro più interessante? Scene di Mercato a Venezia di Millo Bortoluzzi. Un quadro ritenuto quotidiano perchè il mercato fa parte ancora delle loro vite, così come Venezia. L'ultima domanda è la più insidiosa. Ma vi piaceva la pittura prima? Silenzio. «In effetti non tantissimo. Ma perchè non l'avevamo mai capita bene. Adesso è tutta un'altra cosa».

 

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci