TREVISO - Dormito? «Poco» rispondono in coro. E i vestiti? «Abbiamo scelto la giacca. Più professionale». Sarebbe una normale conversazione da primo giorno di lavoro, se gli interlocutori non avessero dieci anni. Perché Mia, Denise e Marco frequentano la quinta elementare alle scuole di Villorba.
I PROTAGONISTI
Giacca scura, camicia bianca e pantaloni in tinta. Una cartellina in mano ed eccoli all'opera. Il loro compito è accendere l'interruttore della bellezza di Ca' Spineda. Operazione non esente da insidie: moltissime le opere da raccontare, e poi c'è la questione del plurilinguismo. Bisogna essere in grado di spiegare a tutti. Come fa Noah all'ingresso, declinando le raccomandazioni iniziali in italiano e in francese. «In sostanza siamo delle guide, lo forse dei ciceroni: il nostro compito è fare conoscere al pubblico il palazzo e le opere d'arte» chiarisce Riccardo con aria seria. Lui ha preteso di avere una giacca e l'ha richiesta ai suoi genitori. «Sì, ma la volevamo tutti, è molto elegante e secondo me stiamo bene» ribadisce con una certa esperienza. Hanno un piccolo quaderno con gli appunti. «Ma cerchiamo di non leggere, perchè per il pubblico è noioso». Nozione da far rimbalzare a qualche assessore o amministratore delegato che ancora si ostina a leggere. Il pubblico, aggregato a gruppi di circa 20 persone, arriva e deposita il cappotto. In tutto, i visitatori saranno un centinaio. «Chiediamo la cortesia di silenziare i vostri dispositivi- anticipa Noah in italiano e poi in francese- potete seguirci sullo scalone principale».
IL PROGRAMMA
Le guide sono programmate anche in inglese, in arabo e in rumeno. Ecco, si parte: prima stazione lo scalone, poi la sala delle feste. L'effetto wow è assicurato. «Sono stata sveglia fino a mezzanotte» confessano però le ragazze a microfoni spenti. «Ho un po' disegnato, cercavo di distrarmi, la verità è che avevo paura». Ci hanno messo un impegno pazzesco i ragazzi. «Abbiamo provato tantissime volte. Prima davanti allo specchio in camera» ribadisce il quartetto che accoglie i visitatori. «Io in camera mia, poi davanti a mio papà che dopo tante ma tante volte mi ha detto: così va bene, mi piace». Si arriva al piano nobile. Ecco un altro gruppetto: cartellina, occhiali, giacca nera e pantaloni scuri. «La prima volta mi tremavano le gambe, poi adesso sono più tranquillo e mi sembra anche di essere andato bene. Mi vergognavo un po' davanti alle persone, ma è normale. Avevo paura di sbagliare». A Emma hanno affidato un quadro di un'omonima, Emma Ciardi. Lo guarda, lo racconta al pubblico, come un critico d'esperienza. Aleksandra con la x, Giulia, Raffaele e Chiara con la k sono il terzo gruppo. Presidiano la sala in attesa dei visitatori. «Abbiamo guardato e riguardato questi quadri da più di un mese». Raffaele si dà un bel 9 («sono contento e ho fatto bene») Aleksandra è più critica. («Io 5+, si può sempre migliorare»). L'attesa più grande è per i genitori: loro saranno i critici più severi. Altra stanza, altri capolavori. Qual è il quadro più interessante? Scene di Mercato a Venezia di Millo Bortoluzzi. Un quadro ritenuto quotidiano perchè il mercato fa parte ancora delle loro vite, così come Venezia. L'ultima domanda è la più insidiosa. Ma vi piaceva la pittura prima? Silenzio. «In effetti non tantissimo. Ma perchè non l'avevamo mai capita bene. Adesso è tutta un'altra cosa».