PREGANZIOL «Siamo qui per lanciare un messaggio chiaro: basta con la guerra. E il nostro è un no incondizionato al conflitto in Ucraina». È il padrone di casa, il sindaco Paolo Galeano, ad aprire il sit-in davanti al municipio di Preganziol. Venticinque i primi cittadini presenti, con tanto di candele in mano, tra le oltre 300 persone intervenute per smuovere le coscienze invocando la pace. «La guerra non è né di destra né di sinistra - ha detto il sindaco di Morgano, Daniele Rostirolla - La guerra è di tutti e per questo viene erroneamente definita democratica: ciò che è democratico è il suo contrario, ovvero la pace».
LA PARTECIPAZIONE
La manifestazione “Cittadini per la pace” era stata inizialmente lanciata da dieci Comuni: Preganziol, Casale sul Sile, Casier, Istrana, Mogliano Veneto, Monastier, Morgano, Quinto di Treviso, Silea e Zero Branco. L’invito, però, era aperto a tutti, nella speranza che altre amministrazioni aderissero. E nel giro di due giorni sono quasi triplicate. Si sono aggiunti Treviso, Oderzo, Montebelluna, Vittorio Veneto, Spresiano, Roncade solo per citare i più popolosi. Ma anche Portobuffolè, Breda di Piave, Salgareda, Carbonera, San Biagio di Callalta, Fontanelle, Ponzano e Ponte di Piave oltre a Martellago. «Non è il momento di capire i motivi di questa situazione - ha affermato l’assessore trevigiano all’ambiente Alessandro Manera, in rappresentanza di Ca’ Sugana - È il momento di dire basta a un’aggressione che l’Ucraina sta subendo». «È doveroso essere qui tutti insieme con lo stesso scopo e lo stesso desiderio che quest’orrore finisca - sottolinea il sindaco di Oderzo, Maria Scardellato - Abbiamo sentito dalle testimonianze che anche il popolo russo è contrario a questo conflitto. E questa credo sia l’unica speranza per fare pressione dall’interno ed evitare delle controffensive che porterebbero soltanto morte».
LA TESTIMONIANZA
Tra i vari primi cittadini che hanno preso la parola, assieme al sindaco di Zero Branco, Luca Durighetto, ha parlato Anna, una cittadina ucraina che a Zero Branco abita ormai da 14 anni e che quattro giorni fa ha riabbracciato la sorella minore, atterrata all’aeroporto Marco Polo con l’ultimo volo utile per lasciare l’Ucraina. «Io ho scelto l’Italia tanti anni fa, e con la richiesta di cittadinanza italiana perderò quella ucraina. Perderò la mia patria, perché le ex repubbliche sovietiche non permettono di avere la doppia cittadinanza per volere della Russia - ha raccontato in lacrime la donna - Lì ho ancora parenti, amici e conoscenti che vivono nei sotterranei, sotto le bombe. È un momento drammatico per loro. Gli anziani non lasceranno mai la loro terra, e i bambini cresceranno con la paura. Per fortuna ho riabbracciato mia sorella, che ha due figli piccoli. Se non fosse partita subito sarebbe bloccata lì».