Green pass, i ristoratori: «Insultati e stroncati sui social dai no vax»

Domenica 8 Agosto 2021 di Elena Filini
Una cliente esibisce il Green pass prima di accedere al ristorante
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TREVISO - C’è chi dice no. Ora una mappa su Telegram aiuta ad individuare i disobbedienti del Green pass: segnati e indicati I locali in ogni città d’Italia, ma anche palestre e bar, dove il lasciapassare verde non è richiesto. Ma questo è solo un lato della medaglia.

L’altro è rappresentato dagli insulti, in qualche caso anche minacce, piovuti addosso a quei ristoratori e baristi che il Green pass invece lo chiedono. Senza contare i momenti di tensione vissuti in alcuni locali. «A Monastier un ristoratori che seguiamo - dice Gianni Taffarello, presidente provinciale della Confersercenti - venerdì a pranzo ha avuto dei problemi con i clienti che non volevano mostrare il Green pass». Tutto è cominciato quando i posti all’aperto si sono esauriti. Il ristoratore ha iniziato a chiedere il Green pass a chi si accomodava all’interno, ma una ventina di persone non ha voluto mostrarlo. E la tensione è salita perché la gente è dovuta rimanere fuori.

«Una cosa analoga - continua Taffarello - è successa anche a Nervesa. Anche qui un po’ di nervosismo sfociato poi in almeno un paio di recensioni negative postate su alcuni siti, ma motivate solo dalla richiesta del Green pass. La situazione, però, non potrà fare altro che migliorare: solo ieri (venerdì ndr), in Italia, sono stati chiesti oltre 7 milioni di certificati. Sarà sempre di più la gente che lo avrà».


LA REAZIONE
Ma anche mappare i locali che non chiedono il “lasciapassare” è un’iniziativa che non trova grandi consensi nemmeno in chi non contesta tanto il Green pass, quanto gli obblighi di controllo scaricati sui gestori. Netta la posizione di Veneto Imprese Unite: «Non facciamo parte dell’indirizzario e nessuno ci ha chiesto nulla - spiega Andrea Penzo Aiello, presidente provinciale di Veneto Imprese Unite - ho guardato gli indirizzi trevigiani e vedo un bar di Castelfranco e una pasticceria a Montebelluna, oltre ad una palestra in Fonderia». Intanto il dibattito ferve nei bar trevigiani. Sono in molti a chiudere un occhio sul lasciapassare verde: «Significa intasare le colazioni. Perchè noi sì e i barbieri no?». E a Treviso però sono centinaia i locali che espongono il cartello “Green pass? Qui non serve! Ce l’hai? Bene. Non ce l’hai? Bene lo stesso”. E gli esercenti che aderiscono alla protesta non temono le sanzioni. «In teoria siamo passibili di multa - affermano in una caffetteria Fuori Mura- ma voglio vedere i vigili che vengono qui a sanzionarci. Noi non siamo pubblici ufficiali, con quale autorità possiamo chiedere un’informazione di questo genere ai nostri clienti violando la loro privacy?».


PARERI OPPOSTI
I clienti invece sono divisi: i molti incerti del vaccino plaudono, i vaccinati invece amerebbero avere la tranquillità che per tutti vale la regola del Green pass. In una pizzeria della provincia ingresso, tavolo assegnato e menù: «Ma non ci chiedete il Green pass?», chiedono i clienti. «No, il titolare ci ha spiegato che i clienti vanno fatti accomodare, e che non bisogna invadere la privacy». «Perchè a noi si e ai barbieri no? Che senso ha? - riprende la titolare della caffetteria - Il caffè al banco con brioches si prende senza Green pass, mentre se ti siedi al tavolo e quindi saresti anche più lontano, serve. Spiegateci la ratio. Sono norme senza senso, e alla fine i vessati siamo solo noi, che abbiamo dovuto chiudere per mesi, fare investimenti per i plateatici e che veniamo insultati dai clienti quando raccomandiamo di indossare la mascherina».


LA PAURA
Ma a sollevare tensioni sono però insulti e minacce. Anche Artigianato Vivo, rassegna simbolo di Cison, è stata bersagliata da insulti via social per l’obbligo di esibire il Green pass all’ingresso. E poi il tema delle recensioni sui social: i No vax sono ben decisi a produrre una grande quantità di commenti negativi contro quei locali che il Green pass lo chiedono sempre. «Questo ci spaventa - ammette Penzo Aiello- perchè le recensioni negative su internet macchiano la reputazione di un’attività. E, se ben, organizzate, riescono a fare il vuoto intorno. È un momento davvero complicato, noi riteniamo che sia stato un errore investirci di questa responsabilità, ma cerchiamo di adottare una posizione morbida e non contraria alla legge. Esistono i plateatici, utilizziamoli».
 

Ultimo aggiornamento: 08:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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