Falsi Green pass in vendita su Telegram: 53enne licenziata lo acquista per 300 euro e finisce indagata

Mercoledì 2 Marzo 2022 di Maria Elena Pattaro
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TREVISO - Green pass fasulli in vendita a 300 euro sui canali Telegram per chi non vuole vaccinarsi. C’è anche una 53enne trevigiana tra i 25 indagati nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Termini Imerese (Palermo) per debellare l’organizzazione criminale che ha architettato questo illecito commercio online. L’indagine dagli investigatori dell’Aliquota Polizia di Stato in seno alla polizia giudiziaria di Termini Imerese ha portato a un maxi blitz in tutta Italia, con perquisizioni in 15 province: Roma, Cremona, Aosta, Cosenza, Lucca, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Bologna, Olbia, Bari, Venezia, Treviso, Mantova, Salerno.

TREVIGIANA INDAGATA
Alla trevigiana, No vax convinta e residente a Motta di Livenza, il falso Green pass rafforzato sarebbe servito (anche) per ottenere un lavoro.

Dopo che aveva perso il posto da operaia in una fabbrica di Pordenone proprio a causa delle sue posizioni antivacciniste. A ottobre era stata licenziata perché non voleva inocularsi il siero né sottoporsi ai tamponi periodici. Ora invece è dipendente di una cooperativa onlus. L’acquisto del pass, che attestava una terza dose mai ricevuta, risale al periodo compreso tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Un mese dopo, i carabinieri della stazione di Motta di Livenza, su delega degli inquirenti siciliani, le hanno bussato alla porta con il mandato di perquisizione. Nella memoria del telefono hanno trovato la certificazione fasulla. 


IL MECCANISMO
Sono 20 le perquisizioni ordinate in tutta Italia dalla Procura di Termini Imerese: passando al setaccio le case degli acquirenti, gli investigatori hanno sequestrato, oltre ai Green pass cartacei, più di 30 dispositivi informatici in cui i certificati erano conservati in formato digitale. Compreso quello della trevigiana. Tra le 25 le persone denunciate per ricettazione, alcune delle quali sorprese sul posto di lavoro, figurano due gestori di un panificio, un ristoratore, un dipendente comunale e anche un appartenente alle forze dell’ordine. E addirittura alcuni minori con i rispettivi genitori, che hanno beneficiato dello “sconto famiglia” acquistando in blocco certificati contraffatti. Al vaglio della polizia ci sono poi le posizioni di due soggetti che potrebbero far parte dell’organizzazione criminale. Il meccanismo era semplice ma ben rodato: bastava iscriversi ad alcuni canali Telegram che portavano il nome di sedicenti “dottori”, inviare i propri documenti e versare 300 euro, perlopiù in criptovalute, nei conti correnti indicati. Tre semplici mosse per ottenere un Super green pass personalizzato capace di eludere i normali controlli tramite l’apposita app di verifica. I Green pass risultano rilasciati dal Ministero della Salute francese: i falsari ne ritagliavano i Qr code e li apponevano su Green pass italiani rafforzati. Così da farli sembrare autentici senza destare sospetti: nessuno scambio di persona. Scansionando i codici comparivano proprio i dati anagrafici esatti del possessore, di cui veniva attestata la vaccinazione con terza dose. Chi ne era in possesso quindi, compresa la 53enne trevigiana, poteva accedere liberamente a tutti quei luoghi e quei servizi preclusi al popolo dei non vaccinati. 


LE INDAGINI
Per smascherare l’illecito ci è voluta una complessa indagine informatica. Le indagini sono ancora in corso. Al vaglio degli investigatori della Sezione di Polizia Giudiziaria di Termini Imerese si trovano adesso anche i dispositivi telefonici che possono permettere di trovare altre certificazioni false acquistate per familiari e conoscenti. All’esame dei poliziotti ci sono anche alcuni conti correnti italiani utilizzati per far transitare i pagamenti per l’acquisto dei falsi green pass. Con la collaborazione del Ministero della Salute, i falsi green pass individuati saranno disabilitati, in modo da impedirne ogni ulteriore utilizzo.
 

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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