PREGANZIOL - I cartellini timbrati dagli operai pakistani parlavano chiaro sulle condizioni di semi schiavitù in cui lavoravano: turni da più di 12 ore, 7 giorni su 7, niente ferie né malattia. Il tutto per una paga sotto i 600 euro al mese e a fronte di minacce, pestaggi, rapine e sequestri di persona da parte dei loro caporali. Per questo i dati delle timbrature andavano nascosti o cancellati nel tentativo di depistare le indagini dei carabinieri. E' quello che è stato chiesto di fare al tecnico trevigiano Cristian Gasparini, 58 anni, elettricista originario di San Donà di Piave e residente a Preganziol.
CONTRO IL CAPORALATO
Gasparini è uno degli indagati dell'inchiesta contro il caporalato che ha travolto la Grafica Veneta, colosso dell'editoria di Trebaseleghe (Padova) nonché fiore all'occhiello dell'economia veneta elogiata durante il primo lockdown per aver fabbricato 2 milioni di mascherine poi regalate alla Regione, quando di dispositivi non c'era traccia sul mercato.
L'indagine condotta dai carabinieri di Padova a cui si sono affiancati i militari del Gruppo Tutela Lavoro di Venezia, è sfociata l'altro giorno in 11 arresti. Tra questi figurano 9 pakistani legati all'azienda che forniva alla Grafica Veneta manodopera a prezzi stracciati: la trentina B. M: Services sas, a cui la Grafica Veneta aveva appaltato l'ultima fase del lavoro tipografico ovvero impacchettare i libri freschi di stampa, compresi best seller mondiali come la saga di Harry Potter, l'autobiografia di Barack Obama e i libri di papa Francesco.
Oltre ai titolari pakistani e ai loro connazionali, sono stati sottoposti a misura due vertici del colosso editoriale: l'amministratore delegato Giorgio Bertan, 43 anni e il direttore dell'area tecnica Giampaolo Pinton, 60 anni.
OSTACOLI AL CONTROLLO
Il trevigiano Gasparini, titolare di un'impresa che installa impianti elettrici e proprio in questa veste fornitore di servizi alla Grafica Veneta, è indagato per aver ostacolato il controllo dei carabinieri del Lavoro proprio all'interno del colosso padovano.
«ANCORA NESSUNA NOTIFICA»
Ieri pomeriggio, martedì 27 luglio, è stata la moglie di Gasparini ad affacciarsi sulla porta di casa, in una laterale del Terraglio. Soltanto per dire che al marito non è ancora arrivata alcuna notifica della chiusura delle indagini preliminari in cui è coinvolto. Per ora quindi bocche cucite.
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