GODEGO (TREVISO) - «Mi sono fermata, sbigottita. Egidio Battaglia era il padre che poche settimane fa ci aveva chiesto aiuto. Quello a cui avevo dato il mio cellulare, rassicurandolo e dicendo di chiamare a qualsiasi ora. Non potevo crederci». Sonia Zen è madre di un ragazzo affetto da autismo e presidente dell’associazione nazionale genitori soggetti autistici del Veneto.
IL CONTATTO Tra Egidio e l’associazione c’è uno scambio di corrispondenza per diversi giorni. «Come Angsa Veneto abbiamo risposto dando dei riferimenti precisi sui contatti da curare con l’Usl e su una terapista che avrebbe potuto seguire il bambino. Abbiamo dato indicazioni sui rimborsi ed eventuali aiuti tramite l’impegnativa di cura domiciliare per affrontare i costi del trattamento specifico, un numero di telefono dell’associazione Angsa per un contatto immediato, e la nostra massima disponibilità perché sappiamo quanto difficile sia affrontare un disturbo dello spettro autistico ed è importante avere delle informazioni corrette e un confronto con famiglie che hanno in comune lo stesso percorso».
LA RISPOSTA Egidio non richiama, e non richiamerà. Ma l’associazione non si insospettisce: sul territorio agiscono fondazioni e istituti. In genere le famiglie cercano un contatto con tutti, poi scelgono a chi rivolgersi. «Noi ci siamo messi subito a disposizione perché ci si trova smarriti - prosegue Zen - Questa diagnosi è un cataclisma che stravolge la vita della famiglia e obbliga a riorganizzare tutto. Soprattutto le famiglie giovani o inesperte sono facile preda di ciarlatani, se non vengono immediatamente informate e sostenute». Neppure due settimane e, sabato scorso, la tragedia. «Mi ha colpito moltissimo perché vivo in prima persona cosa significhi gestire l’autismo. Ma Egidio si era aperto, aveva fatto un passo di consapevolezza verso le associazioni. Aveva preso coscienza del problema e stava cercando una strategia. Cosa sia poi successo nella sua mente è difficile da stabilire».
IL RAMMARICO «Per esperienza però mi sento di dire che non è stato un raptus. Se ti siedi al tavolo e riempi quattro fogli, hai già pianificato tutto. Quello che fa male è che Egidio era giovane, avrebbe avuto mezzi fisici e psichici per affrontare tutto. E il bimbo piccolo e quindi con un grandissimo margine di miglioramento. Era tutto ancora possibile». L’associazione si chiede perché Egidio abbia scelto di non farsi aiutare, perché non abbia visto la terapeuta, perché quello scambio di mail non sia sfociato in una telefonata. Intanto la cartella di Massimiliano che contiene le indagini terapeutiche svolte dall’equipe multidisciplinare dell’Usl è stata acquisita dalla magistratura. La diagnosi era stata effettuata a fine gennaio. Ma- come ha chiarito l’azienda sanitaria- la famiglia era stata subito rassicurata sulle possibilità di recupero e messa in lista per la presa in carico. Il sorriso di Egidio, tuttavia, si era definitivamente spento. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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