Vendrame e Gandin col Covid, addio Giro d'Italia: gli unici ciclisti trevigiani costretti a dare forfait

Giovedì 18 Maggio 2023 di Tina Ruggeri
Andrea Vendrame e Stefano Gandin

TREVISO - Li ha accomunati il Covid negli ultimi giorni di questo sfortunatissimo Giro d'italia. Andrea Vendrame e Stefano Gandin sono rientrati dalla corsa rosa con alcune esperienze positive e altre un po' meno. Stefano Gandin della Corratec, uomo delle fughe in questo Giro d'Italia, si è piegato solo al Covid. Vendrame, il corridore della Ag2r, ha avuto il primo problema nella quinta tappa del Giro quando in volata a Salerno ha trovato davanti alla sua ruota uno spericolato Cavendish e l'equilibrista Dainese che in una volata con "il coltello sotto la sella" come si dice in gergo ciclistico negli sprint pericolosi, lo hanno fatto cadere. Ha rimediato una profonda ferita alla spalle e una forte contusione.

FATICA IMMANE
«Sono moralmente a pezzi, tossisco in continuazione e sono a pezzi anche fisicamente -racconta il corridore di Santa Lucia di Piave, alla sua sesta corsa rosa- Tosse terribile, non riesco a respirare. In gara, dopo il giorno di riposo è stato un disastro, ho corso solo 90 chilometri, e a 160 battiti medi, una cosa fuori dal normale non riuscivo a respirare a prendere aria dentro i polmoni, è stata veramente una tortura per tutta la giornata. Alla sera mi hanno fatto i controlli e il test al Covid è risultato positivo. Ho cercato di trascorrere una notte tranquilla ma è stato impossibile a causa della tosse e della febbre. E alla fine la squadra ha dovuto decidere per il mio ritiro. Mi aspettavo molto da questo Giro, avevo puntato ad alcune tappe, sapevo di poter far bene. In quella della caduta mi sono piazzato 9. e successivamente 8. per la retrocessione di Dainese nella volata. Purtroppo questo Giro con il problema alla spalla e ora il Covid è stato sfortunato per me. Ma non mollo. Mi riposo e appena posso riprendo la stagione da dove l'ho lasciata. Ma non mi do pace anche perchè sarei arrivato dalle nostre parti nel trevigiano, alla tappa di Oderzo in tanti mi avrebbero festeggiato, il mio club Vendramix aveva già pronte tante sorprese» conclude.

MORALE SOTTO I TACCHI
Stefano Gandin ha lo stesso morale di Andrea, ovvero sotto i tacchi, anzi sotto le tacchette, i pezzi che si agganciano fra le scarpe e le pedivelle. «Volevo far bene e arrivare a Roma. Dopo le prime due fughe, lunghissime, durante le quali mi sono messo in mostra, volevo vincere il premio combattività e diventare l'uomo delle fughe del Giro per numero di chilometri in avanscoperta. Era il mio primo Giro e ci tenevo per me e per la squadra. Ma qualche segnale l'ho avuto sin dall'inizio, già dai primi giorni. Sentivo in modo particolare la fatica, pensavo fosse l'emozione, la stanchezza e non ho dato peso più di tanto a questi segnali. Ma resistevo perché stavo andando in forma, i risultati mi stavano dando ragione, almeno così mi sembrava». Poi la sentenza dopo un tampone, l'ennesimo che ha causato tanti ritiri: «La sera della tappa del martedì mi sentivo davvero stanco e lo staff medico ha deciso di farmi un tampone per scongiurare una eventuale positività al Covid. Purtroppo l'esito si è rivelato quello che non avrei mai voluto e sono stato costretto a tornare a casa dopo essere stati isolato immediatamente dal resto della squadra». «Sono davvero abbattuto -tira le fila l'atleta marenese- una bella batosta ma non ci posso fare niente. Adesso devo pensare a resettare questa delusione, era il mio primo Giro d'Italia ma devo pensare al resto della stagione agonistica».
 

Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 10:21

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