Furia Gentilini contro la Ue: «Togliamo le bandiere dagli enti pubblici»

Domenica 5 Aprile 2020 di Paolo Calia
Giancarlo Gentilini
«Ammainiamole tutte, tutte. Togliamole dagli uffici pubblici, dagli ingressi dei palazzi. A cominciare da Ca’ Sugana. E se continua così, bruciamole pure in piazza». Giancarlo Gentilini, al solito, quando mette al centro del mirino un bersaglio spara subito ad alzo zero. Senza pensarci troppo. In questo caso il bersaglio della sua sfuriata è la bandiera dell’Unione Europea, simbolo di un’istituzione entrata in rotta di collisione con tanti politici italiani per via degli atteggiamenti troppo rigidi nei confronti di un’Italia alla disperata ricerca di aiuti in un momento così complicato. E lo Sceriffo non va per il sottile. Anzi.
L’AFFONDO
«Questa Unione Europea è capeggiata dalla Germania, ormai è evidente - attacca - ne condiziona ogni tipo di politica. Ma noi non possiamo accettare che l’Italia venga trattata come l’ultima della classe. Io, almeno, non lo accetto. Bisogna dare un segnale forte. E allora lo dico chiaro: rispettiamo il tricolore togliendo la bandiera dell’Unione Europea da tutti i palazzi e uffici pubblici. Questore, prefetto, sindaci: devono ammainare quel vessillo che oggi ci è ostile per rispetto del Tricolore. Diamo dimostrazione che il popolo italiano sa reagire, anche con i simboli». Gentilini non ha perso un’oncia del suo smalto. Sa benissimo che esponendosi così diventerà oggetto di critiche di ogni genere, ma non se ne cura. «Diciamocelo chiaro - sottolinea - in questi giorni sono stati violati tutti i principi su cui abbiamo costruito l’Europa. E l’Italia è stata tra le fondatrici. Ma adesso, quando dell’Europa ci sarebbe bisogno, l’aiuto non arriva. Anzi, veniamo penalizzati perché così vuole la Germania. Non è accettabile. Quindi: via quella bandiera, a cominciare da Ca’ Sugana».
MA NON BASTA
Ovviamente, nell’ottica di Gentilini, nascondere il simbolo della Ue non può bastare. Secondo il suo punto di vista, se la situazione non dovesse cambiare, se dall’Europa non dovesse arrivare quel sostegno richiesto e dovuto a uno stato fondatore, bisogna alzare il livello: «E sapete cosa dico? Se l’Europa dovesse continuare a non rispondere, allora spingiamoci oltre e bruciamo in piazza la bandiera. Sissignore: bruciamola. Perché le cose sono due: o qualcuno in Europa prende coscienza del momento che stiamo vivendo o non ne usciremo. Quindi servono azioni forti, immediate. Fortemente simboliche. Serve uno scossone». 
ECCESSIVO
Il rogo delle bandiere ricorda altri roghi funesti, Gentilini qui esagera, va sopra le righe. E se ne rende perfettamente conto. Ma non indietreggia: «No, penso che sia giusto dare dei segnali. E vedo che tanti sindaci e amministratori la pensano come me. Io non ci sto a vedere l’Italia trattata così. Sono Alpino, sono stato sindaco, ho giurato sul Tricolore. E lo voglio difendere. Non posso accettare che il paese venga trattato come uno “scodraz”. Cos’è? Un modo dire dei miei nonni per indicare l’ultimo nato della cucciolata, quello che non viene tenuto in considerazione nemmeno dalla madre. L’Italia non deve essere lo “scodraz” d’Europa. E quindi ripeto: reagiamo. Via quelle bandiere dagli uffici. Togliamo il vessillo della Ue dall’ingresso di Ca’ Sugana».
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