TREVISO - Almeno una cosa a Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti, gliela concede: di non conoscerlo. E quindi Giancarlo Gentilini attacca la lettera che gli ha spedito con un perentorio: «È d'obbligo che io mi presenti!», con tanto di punto esclamativo. Lo Sceriffo ha mantenuto la promessa: aveva detto che avrebbe scritto al nuovo presidente e lo ha fatto. E siccome si ritiene il suo padre politico per tutta la missiva, scritta sia in italiano che in un fluente inglese, gli dà del tu e lo saluta con un informale ciao senza curarsi troppo dell'etichetta.
«Sono rimasto profondamente soddisfatto della tua vittoria - scrive Gentilini - di cui non avevo mai dubitato a dispetto delle gerarchie imperanti sul campo, su cui è meglio stendere un velo pietoso, perché i punti di forza del tuo programma sono gli stessi che avevo patrocinato e sostenuto nel 1994 e che mi hanno permesso di vincere con il suffragio della maggioranza silenziosa. La conclusione è che 22 anni dopo tu hai rimesso sui binari della civiltà attuale i principi che io avevo materializzato per la vittoria del nostro popolo».
Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 09:45
© RIPRODUZIONE RISERVATA «Sono rimasto profondamente soddisfatto della tua vittoria - scrive Gentilini - di cui non avevo mai dubitato a dispetto delle gerarchie imperanti sul campo, su cui è meglio stendere un velo pietoso, perché i punti di forza del tuo programma sono gli stessi che avevo patrocinato e sostenuto nel 1994 e che mi hanno permesso di vincere con il suffragio della maggioranza silenziosa. La conclusione è che 22 anni dopo tu hai rimesso sui binari della civiltà attuale i principi che io avevo materializzato per la vittoria del nostro popolo».