Ladri fermati prima del furto: arnesi da scasso e precedenti ma subito liberi

Giovedì 5 Dicembre 2019 di Alberto Beltrame
Ladri fermati prima del furto: arnesi da scasso e precedenti ma subito liberi
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TREVISO - Già beccare i ladri è difficile, ma se quando si riesce a intercettarli non si può arrestarli, se non colti in flagrante, la lotta, secondo i sindacati di polizia, rischia di diventare impari. «Talvolta noi che lavoriamo su strada ci chiediamo se non sia una caccia alle streghe - afferma Maurizio Casagrande, segretario provinciale del segretario di polizia Sap - perché abbiamo armi legislative spuntate per combattere certi tipi di reati».

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«Non la si deve vedere in questi termini - spiega però il questore Vito Montaruli -: una cosa è la repressione, altra è la prevenzione, su cui io credo moltissimo e i cui risultati sono positivi». Ma facciamo un passo indietro. Martedì sera durante i controlli finalizzati al contrasto dei reati contro il patrimonio, potenziati in queste settimane dalla questura di Treviso, gli agenti delle volanti hanno bloccato in viale Europa un'Opel Astra sospetta con 4 individui a bordo, che stava transitando a tutta velocità diretta verso viale della Repubblica. Gli agenti hanno intimato l'alt e  hanno proceduto all'identificazione dei quattro soggetti, tre giovani di origini albanesi e un kosovaro, dimostratisi sin dal principio affatto collaborativi. Il sospetto era che si trattasse di una banda di trasfertisti del furto, una delle tante che nell'ultimo mese e mezzo si sono rese protagoniste di scorribande da Nord a Sud delle provincia, capoluogo compreso.

TRASFERTISTI
Subito gli agenti hanno trovato conferme ai loro iniziali sospetti: l'auto non era intestata a nessuno dei quattro (così come l'Opel Astra, intestata a un prestanome, abbandonata dai ladri protagonisti pochi giorni fa al termine di un inseguimento al cardiopalma in strada Ovest), ma soprattutto erano tutti quanti gravati da numerosi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio. In quel momento ovviamente non stavano facendo nulla di male (non ancora almeno), ma gli agenti hanno comunque deciso di accompagnarli in questura per effettuare degli accertamenti, durante i quali sono spuntati dalla vettura diversi arnesi da scasso: cacciaviti, pinze, forbici, guanti, passamontagna e altri attrezzi di cui nessuno dei quattro ha saputo dare giustificazione.

DIVIETO DI RITORNO

Il sospetto, più che fondato visti i precedenti di tutti e quattro, è che i quattro fossero dei topi d'appartamento, tanto più che uno di loro, R.B., albanese di 20 anni, abituale trasfertista tra l'Italia e l'Albania con asserito domicilio a Milano, era già stato colpito da un provvedimento di divieto di ritorno nel comune di Udine. Dopo alcuni ulteriori accertamenti, considerato anche il fatto che il 20enne non ha alcuna occupazione in Italia, il questore Vito Montaruli ha emesso nei suoi confronti un ulteriore provvedimento di divieto di ritorno nel Comune di Treviso, della durata di tre anni. «Se lo violerà - afferma il questore - incorrerà in misure ancora più pesanti e gravi. È vero, non c'erano estremi per denunce o arresti, ma anche questo tipo di lavoro, di prevenzione, ha effetti positivi sulla sicurezza del territorio e i dati in nostro possesso, relativi all'ultimo trimestre, ce ne dà conferma». «Il problema - fa notare Maurizio Casagrande del Sap -, è che le condanne per furto, e meno ancora per possesso di arnesi da scasso, arrivano a massimi di 6 mesi e per arrivare a tre anni di cumulo di pena, per andare in carcere, siamo lontanissimi. E il foglio di via, purtroppo, è spuntato: ha efficacia sulle persone perbene, non su criminali che vanno e vengono dall'estero per poi sparire nel nulla».
Alberto Beltrame

Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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