Franz Pagot, il trevigiano che unisce fotografi a e grande cinema: «Ho fatto luce a Kubrick»

Mercoledì 20 Novembre 2019
Franz Pagot, il trevigiano che unisce fotografi a e grande cinema: «Ho fatto luce a Kubrick»
Franz Pagot, trevigiano, è uno dei maggiori direttore della fotografia nel cinema. Vive e lavora a Londra dove è diventato tra i professionisti più ricercati dai registi e dalle star. «Il colpo di fortuna con Full Metal Jacket, ma ho partecipato anche a Robin Hood. Ora ho scritto un libro per raccontare l'Italia e la politica ai miei figli, tutt'e due nati e vissuti in Inghilterra».

«Ho sempre avuto l'ossessione per la luce. Ero in culla e mia madre mi metteva alla finestra: giocavo interi pomeriggi con le rifrazioni del sole. La passione per la fotografia deve essere nata proprio lì. Oggi, a Londra, nel cuore della City, dici Franz Pagot e sai che la fotografia applicata al cinema e alla pubblicità migliore parla in veneto. 
 
Direttore della fotografia tra i più quotati, autore e doppiatore, è stato nominato nel 2018 Cavaliere al merito della Repubblica italiana. Medaglie a parte, la sua è una storia esemplare di come talento, curiosità e coraggio abbiano trovato una direzione chiara e appagante. Dopo aver lavorato per molti anni come assistente alla macchina da presa in pubblicità e nel cinema, Pagot si è trasferito a Londra negli anni 80, assistendo il noto operatore steadicam John Ward su film come Full Metal Jacket, Robin Hood e Sleepy Hollow, eventualmente diventando un noto e rispettato direttore della fotografia nel cinema, e girando più di 500 spot pubblicitari.
DALL'ALTA MARCAOggi si divide tra cinema, doppiaggio e libri. Ma quando può ritorna a quel paesaggio d'infanzia, fatto di colline dolci e sole che lambisce i vigneti. Dai tramonti dell'Alta Marca a Londra però il passo non è immediato «Ho fatto un po' di tutto nella vita. Dopo il liceo però avevo un solo obiettivo: andare in un posto dove non avrei dovuto attendere di avere i capelli bianchi per realizzarmi. Prima mi sono trasferito a Milano e ho lavorato un po' per la pubblicità. Poi ho iniziato a spedire curriculum in maniera compulsiva». Beh la legge della statistica era dalla sua.. «Ne ho spediti moltissimi... qualcuno doveva pur rispondermi prima o poi! Un po' sono stato fortunato. Un po' ho barato. Ad un certo punto mi risponde John Ward, per noi un nome mitico. Cercava un assistente che sapesse usare la Steadycam. Io risposi sì e mi ritrovai sul set di Full metal jacket, con Kubrick». Ma la sapeva usare la Steadycam? «In realtà non proprio. Avevo letto tutto il possibile prima di arrivare a Londra, in qualche modo me la cavai. Anche grazie all'incoscienza dei vent'anni».
IL CINEPANETTONEDoveva essere una parentesi. E invece.. «Mi sono dimenticato di tornare! Diciamo che in quel momento c'era grande fame di assistenti per cui sono entrato in un circuito fortunato. E mi sono stabilito a Londra». In questo momento è al ciak con Joan Collins. Si tratta di un cinepanettone? «Una commedia, non esattamente la versione italiana del film di Natale. La pellicola si chiama Il perito dell'assicurazione ed è una commedia con retrogusto amaro». La pubblicità, la fotografia e i libri. Un'attività trasversale nata essenzialmente dalla curiosità? «Forse nata dall'insonnia. Dormo molto poco, circa 4 ore a notte. E davvero all'inizio ho cominciato a scrivere così. Ho pubblicato 7 libri in inglese e quest'ultimo, il primo in italiano. Si intitola La politica italiana spiegata a mia figlia». Lei è un cosiddetto expat, ma lo sono anche i suoi figli. Al contrario però «Sì, i miei due figli sono nati e cresciuti in Inghilterra, ma ora vivono e studiano a Milano. Nel libro io e mia figlia dialoghiamo intorno alla politica italiana. E io cerco di dare una visione meno catastrofista della situazione». 
LEGATO AL VENETOLondra è un po' il centro del mondo nel suo ambito, ma lei resta saldamente legato alla provincia. «Di Conegliano mi piace tutto. La gente, l'estetica della ciacola, il panino con la porchetta e il radicchio. Però ai molti giovani che mi scrivono consiglio sempre un'esperienza all'estero. Per prendere le misure e imparare anche ad apprezzare ciò che si ha». Quali sono i prossimi impegni? «Sarò in Italia ospite di uno show televisivo importante, poi nei giorni di Natale dovrò girare uno spot a Barcellona e infine rientrare in Gran Bretagna per Judy la storia di un cane eroe nella guerra del Vietnam». Lei ha lavorato con Kevin Costner, Peter O'Toole e molti altri. C'è un personaggio che non dimenticherà mai? «Si, Giancarlo Giannini. L'ho incontrato sul set di Maremmamara e si è stabilito un feeling pazzesco. Tutto quello che ha ottenuto, lo merita. Perchè ha un talento straordinario». Cosa andrà a fare in questo show in Italia? «Vado a presentare il mio ultimo libro, Parole per quando sei senza parole. È tutta la vita che quando incontro una persona per la prima volta, scrivo di getto qualche riga d'impressione. Ho deciso di farne un libro ironico». Tra i molti, lei ha lavorato anche con Jude Law. Che cosa ha scritto di lui? «La legge di Jude è nello sguardo. Due occhi in cui tutti si perdono».
IL PROSECCO E L'UNESCOLe piacerebbe girare uno spot sulle colline Unesco? «Moltissimo. Ho già fatto tanti lavori per il vino, ma mai sul Prosecco superiore. Che per me è davvero la massima espressione di bollicina». Ha un sogno tutto italiano? «Aprire una scuola di creatività in Veneto. Per insegnare ai giovani e ai meno giovani a tirare fuori il proprio talento nascosto» Quando è a Londra come si costruisce il suo momento little Italy? «Vorrei dire cerco di bermi un buon prosecco. Ma in realtà bisogna fare ancora un bel lavoro sulla qualità in questo: il prosecco non manca, ma manca la capacità di capire la differenza tra livello superiore e vino frizzante di scarso cabotaggio. Allora viro sul caffè. Il gesto quotidiano di un caffè al bar fa tanto nostalgia canaglia. Però funziona».
Elena Filini 
Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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