TREVISO - L'insegnante no-mask è stata contagiata dal Covid.
RIBELLE
La maestra tendeva a non indossare la mascherina e a non farla indossare nemmeno agli alunni. Poi le cose sono ulteriormente peggiorate. A fronte dell'obbligo del green pass base per poter salire in cattedra (inizialmente la certificazione di primo livello, quella temporanea derivante da un tampone rapido con esito negativo), l'insegnante si presentava a scuola a singhiozzo. Di conseguenza gli alunni non erano sempre coperti. E i colleghi sono stati costretti a fare l'impossibile per garantire le attività didattiche.
PROTESTA SILENZIOSA
on è tutto. Negli ultimi giorni la maestra ha fatto capolino davanti all'istituto prima del suono della campanella anche quando non aveva il green pass in corso di validità. Rimaneva lì, all'esterno, in attesa dell'inizio delle lezioni, e poi se ne andava, senza entrare. Una sorta di protesta silenziosa, che in realtà ha fatto molto rumore nella piccola scuola. Perché al momento di entrare in classe tutti la vedevano ferma sull'ingresso, sia i bambini che gli insegnanti. Come spiegare un comportamento del genere? Un'impresa tutt'altro che semplice, soprattutto con i piccoli studenti. Adesso c'è lo spartiacque dell'obbligo vaccinale per gli insegnanti: da mercoledì per entrare a scuola serve il green pass rafforzato, che si ottiene esclusivamente sottoponendosi all'iniezione anti-Covid oppure a fronte di un certificato di guarigione entro sei mesi. Nel caso in questione, però, il virus è arrivato prima. La maestra non sta insegnando proprio perché in isolamento. «È a casa per motivi propri», dicono dall'istituto comprensivo. E non è finita. Perché una volta negativizzata potrà tornare in cattedra esibendo il green pass rafforzato legato alla guarigione. Superando così il nodo dell'obbligo vaccinale.
ESASPERAZIONE
Quel che è certo è che i genitori sono esasperati. Dopo essere stati costretti a portare i loro figli a scuola a singhiozzo, ora devono rimanere in quarantena a causa del focolaio da Coronavirus scoppiato in classe. E le proteste sono inevitabilmente arrivate anche in municipio. «Certi comportamenti sono frutto di un cattivo egoismo che non ha ragione d'essere né a livello generale né, tanto meno, in un ambito come quello scolastico tira le fila il sindaco del Comune nel quale si trova la scuola stiamo parlando di educatori e formatori».