Quindici contagi in sette giorni: due nuovi focolai, coinvolti anche quattro bambini

Mercoledì 15 Luglio 2020
Cresce il numero dei contagi nella Marca trevigiana
TREVISO - Un'altra famiglia originaria del Kosovo e un italiano di 53 anni appena rientrato dal Camerun. Aumentano i focolai di coronavirus legati all'estero. Solo nell'ultima settimana sono state contagiate 14 persone provenienti dall'area dei Balcani, compresi quattro bambini. Tre persone sono ricoverate nell'unità di malattie infettive dell'ospedale di Treviso. E di pari passo crescono gli isolamenti domiciliari, tornati a quota 300. Tra questi anche 22 operai di un'azienda della zona di Conegliano che hanno lavorato con una collega risultata positiva. E in tutto ciò l'età di chi è colpito dall'infezione si abbassa. L'Usl della Marca l'aveva anticipato: «Ormai ci aspettiamo praticamente un contagio al giorno. L'importante è individuarlo quanto prima e controllare subito tutti i contatti stretti». Così è stato. 

LA SITUAZIONE
Ieri, martedì 14 luglio, nel trevigiano sono emerse complessivamente altre otto positività. A partire dall'intera famiglia della 68enne di origini kosovare con febbre e problemi respiratori che domenica era stata portata prima in ambulanza al pronto soccorso di Conegliano e poi trasferita nell'unità di malattie infettive a Treviso. I controlli hanno evidenziato che tutta la famiglia ha contratto il Covid-19: il marito 70enne, il figlio di 35 anni, la nuora di 31 anni, la cognata 28enne e due nipoti di 9 e 5 anni. Sono tutti asintomatici. Per loro è subito scattato l'isolamento a domicilio. E ora l'indagine si allarga. La nuora 31enne lavora in una catena di montaggio. Il servizio di igiene e sanità pubblica dell'Usl ha già eseguito il tampone per il coronavirus su 22 operai che erano in turno con lei. Non hanno avuto contatti stretti, ma si vuole fare terra bruciata attorno al focolaio. I risultati arriveranno nelle prossime ore. La cognata di 28 anni fa le pulizie nella stessa azienda. Però lavora da sola. E quindi non è stato necessario prevedere altri controlli. Adesso bisogna cercare di capire da dove è partito il contagio. «Da una prima indagine non risulta che qualcuno abbia fatto viaggi recenti in Kosovo specificano dall'azienda sanitaria così come non risultano contatti con persone rientrate di recente dall'area dei Balcani». Sono ancora in corso approfondimenti. 

LA PREOCCUPAZIONE
Desta qualche preoccupazione il fatto che siano stati contagiati pure i due nipoti di 9 e 5 anni. Si aggiungono ai due nipoti di 8 e 5 anni coinvolti nel focolaio emerso martedì della scorsa settimana nella prima famiglia di origini kosovare, residente della zona di Treviso, a sua volta in isolamento domiciliare: dopo l'uomo di 67 anni risultato positivo in seguito alla corsa al pronto soccorso del Ca' Foncello per un infarto, è stato evidenziato il contagio della moglie 62enne, della nuora, tra l'altro incinta, e appunto anche dei due piccoli. Per chiudere il quadro dei Balcani, infine, va ricordato il caso del pulmino arrivato a Treviso dal Kosovo. Due delle persone che erano a bordo, due cognate di 55 e 57 anni, sono risultate positive. Ma per fortuna non ci sono stati altri strascichi. Su questo fronte il servizio igiene e sanità pubblica ha chiuso gli accertamenti. 

I FRONTI
Non c'è però solamente l'Est Europa. Ieri i laboratori di microbiologia dell'ospedale di Treviso hanno evidenziato la positività al Covid-19 di un italiano di 53 anni rientrato pochi giorni fa nella Marca dopo un periodo trascorso in Camerun, nell'Africa centrale. Come previsto per tutti quelli che tornano in Italia da territori extra Schengen, l'uomo si era messo automaticamente in quarantena precauzionale a casa. «In modo regolare», specificano dall'Usl. Il controllo finale ha evidenziato il contagio. Anche lui non presenta sintomi. Adesso continuerà l'isolamento a casa fino a quando il tampone non darà esito negativo. Ad oggi nessuna persona versa in condizioni critiche. I tre ricoverati nell'unità di malattie infettive del Ca' Foncello stanno lentamente migliorando. Fortunatamente non è stato più necessario alcun trasferimento in terapia intensiva. Ma i casi positivi crescono. Al momento sono 73 i trevigiani impegnati a combattere l'infezione da Covid-19. Solo la provincia di Padova ne conta di più. E questo spiega l'aumento degli isolamenti a casa: solo negli ultimi quattro giorni sono state messe in quarantena a casa altre 54 persone per scongiurare il rischio di una nuova diffusione del coronavirus. 
 
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