«E’ come se quel poliziotto avesse ucciso due persone: Davide per me era tutto. L’ho abbracciato fino alla fine: era steso sull’asfalto, immobile. Ho cercato di scaldarlo col mio corpo. Sono rimasta con lui anche se non c’erano più speranze. Condividevamo tutto e adesso ogni cosa mi parla di lui». Le parole si mescolano ai singhiozzi fino a toglierle il respiro. L.B. è la fidanzata di Davide Pavan, il 17enne di Morgano travolto e ucciso domenica sera a Paese mentre tornava a casa in scooter. Da un poliziotto ubriaco. Al volante della Volkswagen Golf che lo ha falciato c’era Samuel Seno, 28 anni, agente della questura di Treviso e rugbista: stava rincasando dopo la festa del Rugby Paese.
L’ANNIVERSARIO
«Era il nostro anniversario: un anno e sette mesi - racconta la 16enne -. Non abbiamo festeggiato chissà come, ma ci tenevamo a stare insieme: abbiamo passato l’intera giornata insieme, a casa mia, in semplicità chiacchierando come ci piaceva fare». Davide si era presentato da lei, a Castagnole, con dei fiori: un gesto semplice, delicato, proprio come lui. «Ci siamo conosciuti grazie a mio cugino e ci siamo piaciuti subito - riavvolge il nastro di una storia d’amore totalizzante -. Mi ha capita subito, al cento per cento. Davide era la mia ombra: facevamo tutto insieme, condividendo le nostre passioni: la sua era la moto, la mia il disegno. Una persona come lui non la troverò mai più». La coppia stava programmato l’estate: «Volevamo andare in Umbria, a trovare una mia zia». Sogni ormai polverizzati: nessun futuro insieme. Così la giovane si aggrappa al passato. Tutto le parla di Davide: le foto, gli oggetti, gli amici in comune. E il dramma di domenica sera le bussa di continuo alla mente, come un incubo: «L’ho visto steso a terra. L’ho abbracciato, speravo si riprendesse. Sono rimasta con lui, anche quando non c’era più speranza. E adesso non riesco ancora a rendermi conto che non c’è più».
RABBIA E INDIGNAZIONE
La vicinanza di parenti e amici aiuta ma non basta a guarire una ferita dolorosissima. «In tanti mi sono vicini: voglio dire grazie a tutti». Nella sua casa di via Toti, a Castagnole, c’è un via vai di amici. «Facciamo il possibile per starle vicino: cerchiamo di distrarla un po’ ma non è facile perché qualsiasi cosa le ricorda Davide visto che facevano praticamente tutto insieme - dice Veronika, una delle sue migliori amiche, che abita qualche civico più in là -. Lei e Davide erano davvero una bella coppia: erano molto uniti e si volevano davvero bene». La morte del ragazzo li ha lasciati sotto choc: «Siamo tutti sconvolti: Davide non meritava di morire così. Ucciso da un poliziotto ubriaco, proprio lui che in motorino era così prudente». E nella cerchia di amici centauri c’è chi è rimasto talmente scosso da non fidarsi più di toccare la moto «per paura di fare la stessa fine». Dolore, indignazione e tanta tanta rabbia. Tra i ragazzi e i loro genitori: «Era il figlio che tutti vorrebbero avere: gentile, educato, premuroso. E’ inaccettabile che sia morto così. Deve essere fatta giustizia».