TREVISO - Festini a base di cocaina negli appartamenti della “Treviso bene”. Buffet di polvere bianca nei salotti del centro città, a disposizione dei giovani che si volevano sballare nel week end: bastava un tiro per dimenticare lo stress accumulato durante la settimana, con l’illusione di vivere a mille: «Si sniffava per divertimento». Intere compagnie che organizzavano collette per comprare la droga da consumare durante i party “casalinghi”, in almeno due appartamenti del centro, tra piazza del Grano e piazza San Francesco. È uno spaccato preoccupante quello che è emerso ieri mattina in tribunale a Treviso, durante il processo a L. P. 40enne di Noale (Venezia), figlio di una famiglia di salumieri. Secondo la Procura sarebbe lui il pusher che tra il 2017 e il 2018 avrebbe rifornito di cocaina (e in misura minore anche di marijuana) i salotti dei giovani trevigiani. Le cessioni sarebbero avvenute direttamente alle feste private, con strisce di cocaina messe in bella mostra sui tavoli, a disposizione degli invitati. Ma anche a casa sua, su richiesta dei clienti, e nelle discoteche della città. Con prezzi che toccavano i 60 euro al grammo. La clientela aveva tra i 20 e i 40 anni: studenti, ma anche giovani lavoratori. All’imputato viene contestato anche un episodio di estorsione, risalente al 2018, quando avrebbe minacciato un cliente per riscuotere i 200 euro che avanzava da lui, importunando anche la fidanzata.
«Mi ricordo di una volta in piazza San Francesco: dopo il prosecco mi ha offerto anche una riga di cocaina. C’erano un sacco di persone, un viavai continuo di gente tra i 20 e i 40 anni: c’era chi restava lì pochi minuti». Il tempo di una sniffata. «Me ne sono andato perché quella roba non faceva per me, mi sentivo a disagio». Il processo è stato aggiornato aL 29 maggio del 2023, quando sfileranno altri testimoni dell’accusa. Ma ci sarà anche l’esame dell’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Burighel. Il 40enne, a udienza terminata, ha promesso che farà i nomi «in vista» di chi era coinvolto nell’attività di spaccio e soprattutto di chi ne tirava le fila. Un giro in cui lui invece sarebbe finito per puro caso. Chissà se nella “Treviso bene” qualcuno sta tremando.
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