Coppia di donne manager sogna la famiglia, il tribunale però dice di no: una sola può essere madre

Sabato 4 Aprile 2020
Coppia di donne manager sogna la famiglia, il tribunale però dice di no: una sola può essere madre
Famiglie arcobaleno e figli. Compagne da una vita avevano deciso di diventare madri. Insieme avevano condiviso il progetto di genitorialità affidandosi alla procreazione medicalmente assistita all'estero. Insieme avevano vissuto la nascita e prestato le prime cure alla bambina, nata nel 2017. Entrambe volevano essere riconosciute mamme, non solo colei che aveva partorito. Un sogno, quella della coppia di manager che vivono alle porte di Treviso, infranto ieri dalla Cassazione. Che ha stabilito che la bimba nata in Italia ma concepita all'estero con la procreazione medicalmente assistita da parte della coppia formata da due donne, una delle quali ha portato avanti la gravidanza, può avere una sola mamma che la riconosce: la donna che l'ha partorita. La partner invece non può essere riconosciuta anche lei come genitore allo stato anagrafico. La Cassazione ha dunque respinto il ricorso della coppia, sposata in unione civile. Resta un'ultima possibilità: la Corte dei diritti umani di Strasburgo alla quale le due donne faranno ricorso. 

LA SFIDA
Lo annuncia l'avvocato Alexander Schuster, legale delle famiglie arcobaleno. «Lo Stato pensa davvero che nostra figlia sia meglio tutelata con un solo genitore invece di due? La Corte di Strasburgo - sottolineano le due mamme - ha già detto che un bambino cresce bene anche con due madri, come accertato dalla scienza medica e condiviso in molti Paesi». « Ma per la legge italiana - scrivono gli ermellini - una sola persona ha «diritto di essere menzionata come madre nell'atto di nascita, in virtù di un rapporto di filiazione che presuppone il legame biologico e/o genetico con il nato». 

DIFFERENZE
Una discriminazione per la coppia trevigiana alla luce del fatto che il consenso all'eterologa espresso da un uomo lo rende padre. Non ha dubbi invece la Cassazione che ritiene «corretto» il no opposto dall'ufficio di stato civile di Treviso che non ha accolto la richiesta di inserire nell'atto di nascita della bimba «l'indicazione della seconda madre». Per l'avvocato Schuster, che avviò la prima causa di questo tipo proprio con questa coppia nel 2017, la sentenza non è condivisibile: «Mi pare la sentenza ometta completamente di dare conto degli argomenti delle ricorrenti e delle questioni sollevate, non affrontandole nella decisione. Per la prima volta e d'intesa con le ricorrenti, decidiamo di mettere a disposizione della comunità nazionale dei giuristi gli atti del processo di Cassazione, così che ognuno possa leggere le nostre difese e giudicare questa sentenza con maggiore contezza del contesto. Si provvederà nelle prossime ore ad oscurare i dati personali degli interessati e a pubblicare entro martedì gli atti processuali sul sito dello studio legale www.schuster.pro».
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