Santa Margherita, gli ultimi tocchi in attesa della mostra di Casaro

Venerdì 27 Marzo 2020 di Chiara Voltarel
L'ex chiesa di Santa Margherita
TREVISO - Sono quasi conclusi i lavori di restauro all’ex chiesa di Santa Margherita, che in autunno riaprirà nuovamente le porte ai trevigiani con una importante mostra dedicata al più grande cartellonista di cinema del secondo ‘900: il trevigiano Renato Casaro. Ora, dopo molti anni di abbandono, di spoliazioni, distruzioni, rimaneggiamenti e utilizzi inadeguati alle sue peculiarità storico-artistiche, l’ex chiesa di Santa Margherita sta per rinascere, tornerà ad essere un riferimento nel paesaggio urbano della città e, convertita a spazio museale, si affiancherà al complesso di San Gaetano come sede del Museo Nazionale Collezione Salce.
LA RINASCITA
Il cantiere, avviato nel 2014 dopo una lunga campagna di indagini preliminari e interventi di consolidamento, è giunto alle battute finali e all’inizio di novembre la sede museale aprirà quindi al pubblico. “La scelta progettuale della Direzione Regionale Musei Veneto, Istituto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che ha curato l’intero progetto - spiega l’architetto Chiara Matteazzi, responsabile del cantiere - è stata quella di creare una scatola nella scatola, che consenta da un lato di rispondere alle esigenze conservative ed espositive della Collezione Salce, dall'altro di far leggere la fabbrica storica, attraverso la costruzione di un volume essenziale”. All’interno della navata della chiesa è stato infatti realizzato un grande parallelepipedo di cemento che ospiterà le esposizioni. Entrando quindi dal portone nel prospetto principale della chiesa, ci si trova di fronte alla faccia del parallelepipedo, mentre, tra le pareti laterali della chiesa e quelle del parallelepipedo, si creano due corridoi che conducono al transetto e alle cappelle absidali che si integreranno al percorso museale e saranno in parte destinate a spazio didattico, biblioteca e servizi. Da quest’area si potrà salire al piano superiore dove proseguirà il percorso espositivo. Interventi tutti volti al rispetto e valorizzazione dell’edificio originale e dei lacerti di affresco che si trovano qua e là sulle murature come flebili testimonianze degli antichi splendori.
IL RESTAURO
“È ora in fase di ultimazione il restauro di tutti gli intonaci antichi e delle decorazioni pittoriche murali - prosegue la Matteazzi -. Il restauro della ex chiesa è mirato a migliorare la leggibilità della successione delle diverse fasi costruttive dell’edificio, attraverso interventi conservativi sulle murature e sulle superfici architettoniche e a porre rimedio ad alcune situazioni di degrado avanzato concentrate prevalentemente nella zona absidale”. Anche il braccio superstite del primo chiostro, dove ancora si conserva una “Madonna con Bambino tra due Sante e Serafino”, dipinto datato alla fine del Duecento o primissimi anni del Trecento da considerare tra le più antiche testimonianze pittoriche che si sono conservate a Treviso, verrà recuperato e diventerà uno spazio aperto a servizio del museo. Il complesso conventuale venne costruito alla fine del 1200 dai padri eremitani, e fu per molti secoli una delle più belle e ricche chiese di Treviso: interamente decorata, ospitava nella cappella laterale destra il ciclo di Sant’Orsola dipinto alla metà del ‘300 da Tomaso da Modena, una Madonna con Bambino attribuita a Gentile da Fabriano, e ospitava oltre quaranta tombe di famiglie nobili tra cui quella di Pietro di Dante Alighieri. Splendida fino all’arrivo di Napoleone quando, saccheggiata e interamente spoliata, venne adattata ad usi militari: magazzino, poi deposito di fieno, quindi cavallerizza. Alla fine del ‘900 molti trevigiani utilizzarono gli spazi per le attività sportive: il Gymnasium Csi Santa Margherita, si propose come un nuovo complesso sportivo, ricreativo e culturale destinato ai giovani trevigiani che vi praticavano pattinaggio, pallavolo, karate e arrampicata sportiva. Con la sua lunga storia ricca di vicissitudini l’edificio si appresta così ad una nuova vita, entrando a far parte, assieme a San Gaetano, al Polo Museale del Veneto diretto da Daniele Ferrara.
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