Bandito albanese in fuga: la lima in carcere portata da un drone

Sabato 11 Giugno 2022 di Valeria Lipparini
Le ricerche del detenuto dopo la fuga dal carcere di Treviso
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TREVISO - Un drone avrebbe aiutato Edison Pula a scappare dal carcere di Treviso. Che non ci sia stato niente di improvvisato nella fuga del pericoloso detenuto ne sono ormai convinti gli investigatori del Nic, nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, che hanno avviato le indagini per capire se ci sono state falle nel sistema di sicurezza dell’istituto di pena di Santa Bona. Sembra ormai assodato che il detenuto 27enne, sul cui capo pende un mandato d’arresto europeo per reati commessi in Albania, abbia potuto contare sull’appoggio di complici esterni che lo avrebbero prelevato subito dopo la fuga per trasferirlo in un luogo più sicuro.

In attesa che le acque si calmino.


LE INDAGINI

Ma c’è un altro fronte tutto da chiarire. Le indagini si concentrano, infatti, sulla fuga da film messa in atto da Pula, con un complice, - il terzo è stato preso in cella in quanto non ha voluto partecipare al piano di fuga - ospitato nella sua stessa cella, al primo piano del carcere trevigiano. I due hanno segato le sbarre della cella e dopo aver creato un varco sufficiente al passaggio hanno annodato le lenzuola a mo’ di corda e si sono calati giù. Per tagliare le sbarre hanno usato un “capello d’angelo” così viene definito in gergo il seghetto elementare, una specie di lima. E la domanda, a questo punto, è scontata. Com’è entrato in carcere un seghetto metallico? Sarebbe stato rilevato dai sistemi di sicurezza presenti nell’istituto di pena. Non poteva essere fatto passare, peraltro, occultato dentro le torte di disneyana memoria. Dunque, com’è arrivato dentro al carcere? Perchè il seghetto è stato rinvenuto, ai piedi della finestrella, nella cella da dove Pula è scappato. Ed è quindi certo che sia stato proprio quello lo strumento utilizzato dai due evasi, uno è stato subito riacciuffato dalla guardia che era di sentinella la mattina della fuga.
A questo proposito si fa sempre più strada l’idea che la lima sia arrivato dall’esterno. Un drone avrebbe trasportato il prezioso strumento all’interno dell’istituto di pena per lasciarlo cadere in un angolo cieco del carcere. Lì sarebbe stato raccolto da Pula. Significherebbe che l’evasione è stata pianificata da tempo, che Pula poteva contare su complici all’esterno che avrebbero garantito la spedizione del “pacco” e si sarebbero dati da fare poi per prelevarlo dopo la fuga. Significa, anche, che ci sarebbe stato un codice utilizzato da Pula e dai suoi complici per comunicare, evitando controlli e ispezioni delle guardie carcerarie.


IL DIRETTORE

Il direttore del carcere, Alberto Quagliotto, ha avviato un’indagine per capire se ci sia stata complicità all’interno del carcere. Ha anche lanciato un appello all’amministrazione penitenziaria per ottenere rinforzi di personale in quanto l’organico è del 18% inferiore a quanto dovrebbe. Intanto, intervengono anche i sindacati. «Non sottovalutiamo la fuga del detenuto Edison Pula. La criminalità albanese è da tempo alleata al Nord con la ‘ndrangheta e i clan mafiosi per gestire traffici di droga e prostituzione e ha manifestato un “salto di qualità” e ferocia scalando il comando sul territorio» afferma il segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio. E il segretario di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo si chiede: «Chi ha potuto aiutare il criminale albanese? In una piccola città come Treviso, almeno teoricamente, la ricerca dovrebbe essere più facile, ma evidentemente la fuga è stata preparata con complici della criminalità albanese o italiana».

Ultimo aggiornamento: 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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