Paga 42.000 euro un'enciclopedia: fa causa al venditore e vince, risarcita

Domenica 14 Aprile 2019 di Valentina Dal Zilio
Paga 42.000 euro un'enciclopedia: fa causa al venditore e vince, risarcita
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TREVISO - Quanto può costare una enciclopedia? Se lo deve essere chiesto tante volte la signora Caterina varcando la soglia della banca. Ci andava spesso a effettuare versamenti a tre zeri per saldare il costo di volumi aggiuntivi che sistematicamente le venivano proposti da quell'agente preparato e cordiale. Versamenti da tremila, novemila, 15mila euro. Può, un'anziana pensionata, gravata da una demenza senile, arrivare a spendere consapevolmente 42 mila euro in due anni per volumi di approfondimento di archeologia e diritto? Per il giudice del tribunale di Treviso che ha accolto la tesi dell'avvocato Massimo Colucci, non è possibile. La famiglia della pensionata ha così ottenuto l'annullamento dei contratti e la restituzione degli importi spesi. 
I FATTI Tutto inizia da una passione autentica, quella che la pensionata ha per le enciclopedie. Una passione che la spinge effettivamente ad accogliere in casa un agente di una grossa casa editrice che gli illustra i pregevoli volumi in offerta. E' il 2003 quando si conclude il primo contratto, nel pieno accordo delle parti. Poi però come spesso accade, la signora entrata nel data base dei clienti e viene fatta bersaglio di numerosissime proposte di vendita. Così in due anni le vendono volumi per 42mila euro. Basti considerare - scrive il giudice di Treviso Alessandra Pesci - che dal 2007 la signora ha iniziato ad acquistare volumi due o tre volte all'anno, opere di importante valore senza un apparente criterio selettivo, trattandosi di opere afferenti i generi più vari: la lingua italiana, la letteratura, l'archeologia, il diritto, la storia, determinandosi a un impegno di spesa non compatibile con la sua condizione di pensionata. Si consideri - continua il giudice - che nel solo 2011 la signora dopo aver sottoscritto il 29 settembre un contratto del valore di 15.878 euro, il 18 novembre ne ha sottoscritto un altro del valore di 3.500 euro per complessivi 19.378 euro.
IGNARA Non una scelta lucida e consapevole insomma quella maxi spesa da parte della donna affetta da una forma di demenza senile, come accertato, che l'ha resa incapace di intendere e di volere. E quindi per il giudice di stipulare contratti di carattere commerciale, anche a livello più elementare. Per questi motivi - si legge nella sentenza emessa dal tribunale - deve ritenersi che i contratti oggetto di causa, sottoscritti a far data dal 2007, siano stati posti in essere in stato di incapacità di intendere e di volere. E poco importa se l'anziana aveva una autentica passione per il sapere enciclopedico : per il giudice è verosimile ritenere che proprio facendo leva su quella passione, la signora sia stata indotta ad assumere impegni contrattuali alla stessa pregiudizievoli. Ad accorgersi delle vistose uscite dal conto corrente, dopo l'allarme della banca, la figlia della donna che ha chiesto aiuto all'avvocato che ha portato in tribunale la società di factoring e la casa enciclopedica. «Mia madre non era consapevole di quello che faceva, quei contratti vanno annullati» ha chiesto la figlia al giudice. Il verdetto pochi giorni fa: richiesta accolta, contratti stracciati e soldi restituiti. 

    
Ultimo aggiornamento: 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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