Elezioni a Treviso, Nicolò Rocco del Terzo Polo e il suo luogo del cuore: «La mia scuola materna, il Bricito. Qui ho tirato anche i primi calci»

Martedì 9 Maggio 2023 di Paolo Calia
Elezioni, Treviso. Nicolò Rocco del Terzo Polo e il suo luogo del cuore

TREVISO - La politica è la passione, il calcio è stato il sogno di gioventù, la musica un passatempo per stare con gli amici. E poi la cultura, i libri, la filosofia. Nicolò Rocco, 34 anni, candidato sindaco del Terzo Polo, ha mille sfaccettature e tante esperienze da far confluire in una corsa elettorale tanto complicata quanto entusiasmante.

E, da trevigiano radicato nel centro, come luogo del cuore indica un simbolo come la scuola materna Bricito, a due passi dalle Mura. Da qui, almeno per lui, è cominciato tutto.

Rocco, perchè il Bricito?

«Per rappresenta la mia infanzia, la ricordo come un’esperienza bellissima e sono ancora molto legato a questo posto. Lo ritengo a suo modo magico». 
Può una scuola materna segnare così tanto?
«Nel suo giardino ho tirato i primi calci a un pallone assieme agli amici. E poi al Bricito ci sono anche tornato per frequentare il Grest e come animatore. E sono convinto che le scuole paritarie come questa siano una risorsa da aiutare e tutelare».
Un’altra tappa per lei fondamentale?
«Il liceo classico Canova: qui ho scoperto la passione per la politica. Mi sono innamorato dei grandi classici dell’Ottocento e del Novecento, letture fondamentali per capire il mondo».


Lei ha 34 anni e ha già alle spalle dieci anni di consiglio comunale.

«Sì, al liceo già mi dedicavo alla politica. Poi ho iniziato a interessarmene dal di dentro, nel Pd, da molto giovane. Sono entrato a Palazzo dei Trecento che avevo 23 anni. Ma già cinque anni prima, quando frequentavo l’ultimo anno di liceo, mi ero candidato senza essere eletto, prendendo però un centinaio di voti: non pochi per un giovanissimo alle prime armi».

Ma oltre alla politica c’è il calcio. È vero che è stato un giovane talento?

«Ero di medio livello, però ho potuto fare esperienza importanti. Ero un trequartista-attaccante, oggi si direbbe un “falso nueve”. Ho iniziato a giocare a San Giuseppe, poi mi hanno notato gli osservatori del Treviso e sono passato in biancoceleste, dove ho giocato fino ai Giovanissimi Nazionali e ho conosciuto Andrea Poli poi è arrivato a indossare le maglie di Milan ed Inter. Da Treviso sono andato a Vicenza, nel giro della Primavera».
È andato via da casa molto presto.
«Per giocare a Vicenza vivevo nel convitto della società e studiavo al liceo Pigafetta. Sono andato via a 15 anni e sono stato via per due anni. Devo ringraziare i miei genitori che mi hanno consentito di fare simili esperienze».
Come si concilia l’attività sportiva ad alto livello e lo studio?
«Lo sport ad alto livello l’ho conosciuto a Vicenza. Vivevo nel convitto: sveglia alle 7, dalle 8 alle 13 a scuola, poi ritorno in convitto per il pranzo; dalle 15 alla 17 allenamento, tutti i giorni tranne il lunedì. Poi due ore di studio, cena e ancora studio alla sera. Sabato e domenica partite in giro per l’Italia. La mia fortuna è che studiare mi è sempre piaciuto, il latino e il greco soprattutto».
Un ricordo da calciatore?
«Un torneo giovanile a Pisa. Io ero nel Vicenza e giocavamo contro squadroni. C’era anche il Barcellona e tutti lo venivano a vedere perché aveva un giocatore fenomenale anche se giovanissimo, Leo Messi. In squadra con me c’era un ragazzo argentino che era cresciuto con lui, Ruben Gerardo Grighini. Mi parlava spesso di Messi e di quanto forte fosse».
Il calcio l’ha aiutata anche in politica?
«Il calcio mi ha aiutato per tutto. Mi ha insegnato che si vince e si perde sempre come squadra, che le partite finiscono al 90’ e che bisogna dare il massimo. E questo vale in ogni campo».

Perchè si candida a sindaco?

«Perché penso che impegnarsi per la propria città sia il fondamentale».
Altra sua passione: la chitarra.
«La suono un po’, ma sono più che altro un chitarrista da parrocchia e da falò. Durante la pandemia ho avuto modo di esercitarmi, di cantare e grazia alla chitarra è nata la storia con una persona importante e che dura ancora».
Canzone preferita?
«”Il mio giorno più bello del mondo” di Renga. Mi piacerebbe anche cucinare, ma al momento faccio solo cose base».
Nella sua esperienza la parrocchia ha avuto un ruolo importante. È stato anche scout?
«No, facendo sport durante i fine settimana avevo sempre partite. Però dagli scout ho imparato una massima: “Non riempire mai lo zaino fino in fondo, il peso delle zaino è proporzionale al peso delle nostre paure”».
Un’esperienza che le manca?
«Mi dispiace non aver fatto l’alpino, mi sento molto vicino a quei valori».

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