La corsa al municipio tra turismo e urbanistica: il prof sfida l'ex allievo

Venerdì 17 Settembre 2021 di Laura Bon
Loreno Miotto e Adalberto Bordin

MONTEBELLUNA - Ora, Loreno Miotto, 58 anni, insegnante di religione alla scuola media di Biadene, dove è anche vicepreside, e Adalberto Bordin, 38 anni, partner nello studio di commercialista di famiglia, sono avversari nella corsa a sindaco.

Ma basta davvero poco per capire che, fra i due, le relazioni sono tutt'altro che ostili. Del resto, il loro legame è di lunga durata. Oltre 25 anni fa, Adalberto, a 11 anni, varcò la soglia della scuola media Dante Alighieri come alunno. Di cui proprio Miotto, fu insegnante di religione. E adesso mettono sul tavolo progetti e programmi nel faccia a faccia organizzato da Il Gazzettino.

Che ricordo avete l'uno dell'altro?
BORDIN: «Per un alunno è più facile ricordare un insegnante rispetto alla situazione contraria. Ho in mente in particolare una gita a Roma, cui partecipò anche la prof Mercatelli. Mi è rimasta impressa l'immagine di Miotto che, essendoci movimento nei pressi del Quirinale, ci disse che forse sarebbe uscito qualcuno. In effetti incontrammo Scalfaro, che ci venne a salutare».
MIOTTO: «Io invece ho memoria di rapporti continuati nel tempo. Ci siamo incontrati qualche anno dopo lungo lo stradon del bosco e siamo andati a bere un caffè assieme. Ricordo Adalberto come un ragazzo molto spontaneo, mentre ora ha un modo di fare più da politico ».

Siete in corsa per amministrare la Montebelluna del futuro. Come la vedete?
MIOTTO: «Io immagino una Montebelluna che guarda all'Europa, inclusiva e attraente. Dobbiamo pensare a come attirare la gente in città, ma anche a chi ritorna dopo gli anni della delocalizzazione. Immagino anche un centro storico in cui le piazze si riempiono. Il palio, che ha suscitato l'apprezzamento di tutti e per il quale va ringraziata l'organizzazione, dimostra quanto grande sia il desiderio della gente di tornare ad uscire, a fare comunità».
BORDIN: «Io penso al circuito storico turistico che abbiamo creato da Nervesa a Crocetta, con il Memoriale che rappresenta un accesso spontaneo. Penso alle relazioni instaurate con i Comuni contermini e ai finanziamenti ottenuti con la Sisus. La base è già stata creata: resta semplicemente un meccanismo da potenziare».

I musei di Montebelluna. Quale futuro immaginate?
BORDIN: «Ipotizzo assolutamente un polo unico museale nel quale tutti i musei, dal Meve al museo civico al museo dello scarpone, vengano accorpati. Il tutto sarà possibile realizzando un'ulteriore struttura esterna a villa Pisani, magari nel luogo in cui si trovano le serre, ma anche sistemando l'ala est della villa. In tal modo, sia la sede del museo civico sia villa Binetti si libererebbero e potrebbero diventare sedi di associazioni».
MIOTTO: «Anche secondo me il museo civico andrebbe trasferito a villa Pisani, dove dovrebbe però trovar posto anche la sala di quartiere. Il Meve andrebbe ripensato come museo del 900, l'impostazione attuale legata alla Grande guerra mi sembra che sia superata e che gli afflussi siano scarsi. Sul trasferimento del museo dello scarpone andrei cauto. Credo comunque che la priorità possa essere la valorizzazione dell'area compresa fra l'ex cimitero, la chiesa di Santa Maria in Colle e, appunto, villa Binetti. Inoltre penso che, in città, bisognerebbe pensare a forme di museo diffuso, anche portando fuori i reperti».

Come vedete Montebelluna dopo la pedonalizzazione del centro?
BORDIN: «La pedonalizzazione ha tolto la cesura fra nord e sud svolgendo una funzione importantissima, come altri interventi hanno creato un unicum in senso est-ovest. I sinistri sono diminuiti e sono meno gravi. Credo che con l'apertura del sottopasso di via Piave, la conclusione dei lavori in piazza Tommaseo e in via Galilei la situazione non potrà che migliorare. E comunque, anche tutte le rotatorie realizzate, hanno rappresentato dei tasselli importanti. Inoltre abbiamo messo in sicurezza gli studenti. E non è poco».
MIOTTO: «Qualcuno fin dall'inizio ha preso il put, legato alla pedonalizzazione del corso, per una pista, un autodromo e tuttora ci sono delle criticità, soprattutto nella zona delle scuole. Inoltre, le bici passano dove non dovrebbero. Credo pertanto che degli aggiustamenti vadano apportati, anche se, ovviamente, non si può e non si deve tornare indietro».

La pedemontana, danno o risorsa?
BORDIN: «La pedemontana ha rivoluzionato il sistema dei trasporti nella nostra zona e non solo. Credo che vedremo i benefici nel loro complesso quando il lavoro sarà completato. Per ora, tanto di cappello a Luca Zaia, grazie al quale l'intervento è stato realizzato».
MIOTTO: «Si tratta di un intervento accolto con eccessiva enfasi: basti pensare che è stata inaugurata tre volte. Rischia di essere superata e per ora non ha portato vantaggi evidenti. Con il rientro delle aziende dall'estero la situazione potrebbe cambiare, ma la tratta è costosa. Mi auguro che vengano introdotte presto delle agevolazioni. Bisognerà inoltre fare attenzione agli interventi urbanistici ad essa legati».

A due passi dalla pedemontana sorgerà il centro commerciale Montello Hill.
MIOTTO: «Anche la presenza del centro commerciale rappresenta un motivo per cui il centro e i suoi negozi vanno resi attraenti. Le responsabilità dell'opera non vanno cercate in una parte politica. Ormai c'è».
BORDIN: «Il centro commerciale si poteva fermare con delle varianti fra il 2003 e il 2009 (periodo Puppato) e non è stato fatto (ma Miotto ricorda che lì, ai tempi del sindaco Silverio Zaffaina, era stato previsto un inceneritore, ndr)».

Come vivete una tornata elettorale con solo due candidati?
MIOTTO: «Mi dispiace che non ce ne siano altri, sarebbe stato interessante un confronto. Montebelluna dovrà rifletterci. Forse anche l'idea di un uomo solo al comando per dieci anni (Marzio Favero, ndr) ha contribuito a generare una certa apatia».
BORDIN: «Ovviamente Marzio Favero non c'entra nulla, ma anche a me sarebbe piaciuta una maggiore partecipazione. Ritengo comunque che molto abbia inciso il particolare periodo e ciò che il covid ha portato con sé sul piano delle relazioni».

Entrambe le coalizione presentano delle individualità non del tutto allineate. Per il centro sinistra l'Alternativa giusta, per la lega Fratelli d'Italia e una figura come quella di Michele Toaldo, cui il partito ha preferito Bordin ma che è comunque altissimo nell'indice di gradimento degli elettori. Come valutate tali situazioni?
BORDIN: «Io sono il successore di Marzio Favero che il movimento ha scelto. Il perché chiedetelo a loro. Per quanto riguarda Fratelli d'Italia ci sono tante figure che stimo. Non solo i tre esponenti rappresentati in consiglio e Giunta, ma anche figure come Giovanni Mondin o Annalisa Ferrarini. C'è un rapporto fraterno».
MIOTTO: Non mi risulta proprio che ci sia un legame fraterno (in riferimento a Fratelli d'Italia. ndr). Per quanto riguarda noi, mi fa particolarmente piacere la presenza dell'Alternativa giusta, perché rappresenta la conclusione di un percorso».

Siamo arrivati ai saluti...
MIOTTO: «Ad Adalberto voglio dire che fuffa significa ciarpame, paccottiglia e che quindi l'espressione usata sabato sera, durante la presentazione di Bordin, da Gianantonio Da Re all'indirizzo del programma del centro sinistra è stata offensiva».
BORDIN: «Se proprio si vuole puntualizzare, posso ricordare che anch'io sono stato apostrofato in modo poco gradevole. Penso a quando, a ferragosto, Davide Quaggiotto mi ha definito privo di passione politica o a quando siamo stati accusati di aver rubato il motto uno di noi. O ancora quando qualcuno mi ha accusato di arroganza e protervia o ancora ha fatto riferimento al mio conto in banca. Fare il sindaco, però, non è una questione di soldi ma di idee».
 

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci