Addio alla discarica di via Orsenigo a Treviso. Al suo posto nascerà un bosco urbano

Giovedì 4 Agosto 2022 di Mattia Zanardo
Discarica di via Orsenigo a Treviso, al suo posto sorgerà un bosco urbano

TREVISO - «La più importante bonifica ambientale nella storia di Treviso»: l'amministrazione comunale si appresta a mettere finalmente il prefisso ex alla discarica di via Orsenigo. Oltre 96mila metri quadrati tra i quartieri di Santa Bona, Monigo e San Paolo, vale a dire circa 13 campi da calcio, contenente 615mila metri cubi di rifiuti per uno spessore massimo di 12 metri, pari a una palazzina di quattro piani nel sottosuolo, il sito diventerà un bosco urbano e un campo fotovoltaico potenzialmente in grado di alimentare scuole o case di riposo.

Non più attivo dal 1980, in più di un quarantennio è stato oggetto di diversi interventi e, soprattutto in questi ultimi anni, di monitoraggi.


L'OPERAZIONE
Ora, però, è pronto il progetto per la sua messa in sicurezza permanente e la definitiva riqualificazione: a renderlo possibile un finanziamento regionale da poco meno di 4,3 milioni di euro ottenuto dal Comune. Ad eseguire in concreto l'operazione sarà Contarina: dal 2019, in seguito ad un'apposita convenzione tra Ca' Sugana e il Consiglio di bacino Priula, la società è proprietaria della discarica e ne ha in carico la gestione. «Sommando quest'area e quella dell'ex caserma Salsa, restituiamo alla città 120mila metri quadrati di spazi: un dato che da solo vale un mandato amministrativo», esclama soddisfatto il sindaco Mario Conte. Dunque i lavori - al via entro novembre con una durata prevista di un anno - prevedono innanzitutto la sistemazione dello strato di terreno che ricopre la vecchia discarica: verrà creata una copertura, quella che in gergo è definita baulatura argillosa, di circa 3 metri (rispetto al metro attuale) con una pendenza, per ridurre l'infiltrazione in profondità delle acque piovane e favorirne invece il deflusso verso le estremità. Qui verranno raccolte da undici bacini scoperti: la capacità massima complessiva di diecimila metri cubi dovrebbe assicurare la possibilità di far fronte anche a precipitazioni estreme (oltre a salvaguardare l'habitat per gli anfibi). Le acque piovane verranno purificate da uno specifico impianto, prima di essere reimmesse sul terreno, ad esempio utilizzandole in parte per l'irrigazione. Anche l'acqua di falda verrà aspirata e depurata sul posto grazie ad un sistema di pozzi, tubazioni e un impianto di trattamento, per poi essere reintrodotte nel sottosuolo tramite altri pozzi. Sempre in tema di qualità delle acque, verrà costituita una rete di 15 punti per un controllo costante della falda, tutto intorno e anche all'esterno dell'area. Su almeno due ettari e mezzo della superficie della discarica verranno seminata erba e messi a dimora piante e cespugli di vario tipo. Una porzione, invece, verrà predisposta per installare pannelli fotovoltaici per un megawatt di potenza totale: equivarranno a ridurre l'emissione di 500 tonnellate di Co2 l'anno. Non solo: con la costituzione di una comunità energetica, l'elettricità prodotta pulita potrà alimentare edifici pubblici, ad esempio, come ricorda il sindaco, fino a dieci scuole oppure la non distante casa di riposo, consentendo magari una riduzione delle rette.


LE VALUTAZIONI
«Un'opera particolarmente innovativa che ha pochi precedenti a livello nazionale per la complessità di progettazione e benefici per collettività e la salute pubblica», sintetizza l'assessore all'Ambiente, Alessandro Manera. Ed anche una sperimentazione tecnologica per Priula e Contarina, come ribadiscono Giuliano Pavanetto, presidente del primo, e Franco Zanata, consigliere della seconda. Fondamentale il contributo della Regione («Le casse comunali non sarebbero state in grado di far fronte ad un simile importo», conferma Conte). «Un esempio virtuoso di come un cadavere eccellente possa trasformarsi in un'opportunità dal punto di vista ambientale - sottolinea Giampaolo Bottacin, assessore regionale all'Ambiente, intervenuto alla presentazione del progetto - In Veneto abbiamo censito 2.891 siti inquinati da bonificare, di cui 551 in provincia di Treviso (il maggiore riguarda le ex fonderie di Crocetta del Montello, ndr). Del numero totale, solo 204 sono di competenza pubblica, gli altri sono in terreni privati. Peraltro, anche tra i 204 diversi casi sarebbero di proprietà privata, ma il proprietario non è in grado di intervenire, l'esempio tipico è l'azienda fallita, e dunque tocca al pubblico farsene carico. Per questo abbiamo avviato una serie di bandi, a cui ha appunto partecipato anche il Comune di Treviso».

 

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