TREVISO - I pancali, ben ordinati nel grande magazzino della sede principale di Silea, alle porte di Treviso, sono pronti per essere caricati sui camion, direzione Germania, Francia, Gran Bretagna, ma anche paesi scandinavi e tutto il resto dell'Europa centro occidentale. Dei circa 500 milioni di scatole per pizza e altri alimenti che la Cuboxal produce ogni anno, solo una quota minima - intorno al 2 per cento - è destinata all'Italia. Una sproporzione dovuta a particolari caratteristiche del comparto del cibo per asporto, ma anche a una peculiarità della legislazione europea, in controtendenza con la normativa europea. L'azienda, divisione della Trevikart, a sua volta parte di Pro-Gest, gruppo trevigiano tra i maggiori operatori internazionali nel campo della carta e del cartone, è leader in questo particolare segmento nel vecchio continente. «Il mercato italiano è molto frammentato con tanti piccoli produttori locali, ciascuno con una sua quota, mentre all'estero si opera tramite grossisti molto più strutturati - spiega Valentina Zago, una dei figli del patron Bruno, direttore generale di Trevikart divisione Cuboxal -. Ma la ridotta presenza è dovuta anche al fatto che in Italia la normativa di riferimento è rappresentata da un decreto legislativo del 1973, il quale prevede per l'utilizzo alimentare l'obbligo di fibre vergini. Ovvero cellulosa derivata direttamente dal legno». Insomma, non si possono creare contenitori per cibi con carta e cartone riciclato, ambiti in cui Pro-Gest è al vertice europeo.
Al contrario, nel resto d'Europa le direttive comunitarie e le conseguenti leggi nazionali non discriminano sull'origine della materia prima, ma fissano una serie di rigorosi parametri da rispettare riguardo alle eventuali sostanze nocive che vi possano essere contenute. «Con il paradosso - ribadisce la manager - che mentre negli altri paesi europei il profilo analitico dei materiali per questi contenitori viene periodicamente aggiornato (l'ultima revisione ad esempio è dello scorso febbraio) in base alle nuove indicazioni delle autorità sanitarie e scientifiche, in Italia continua a far fede il decreto di cinquant'anni fa, quando ovviamente non si conoscevano gli effetti di molte sostanze».
Non si può nemmeno dire che il blocco al cartone riciclato tuteli un comparto produttivo "made in Italy", dato che, non disponendo di estese foreste, pressoché tutta la cellulosa lavorata è di importazione. La stessa Cuboxal per la produzione rivolta al mercato interno, chiaramente, utilizza cartone vergine. Oltre ad aprire ulteriori sbocchi di mercato, il riciclato risponderebbe ad un'esigenza di sostenibilità oggi sempre più sentita anche dai consumatori.
Fondata nel 1978, l'impresa era in origine uno dei clienti del gruppo della famiglia Zago, per venir poi acquisita da questo nel 1993.
ARCHIVIO
Dieci anni fa si è insediata nello stabilimento di Silea ex Gatorade, rinnovandolo e adeguandolo alle specifiche esigenze, compreso un archivio di oltre 50mila matrici per la stampa dei fogli delle scatole, un'unità per la composizione dei colori, a base acqua, e linee di stampaggio, taglio e rifilatura (tutti gli scarti - va da sé - vengono recuperati e avviati al riciclo) a ciclo continuo 24 ore al giorno. Inoltre, le attività di imballaggio e magazzinaggio sono completamente automatizzate, consentendo così di convertire il personale precedentemente dedicato e organizzare un terzo turno giornaliero di lavoro.
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