VOLPAGO - «Dopo la cancellazione degli eventi, delle cene aziendali, dei matrimoni, del Natale siamo ancora chiusi per Pasqua: una mazzata che non ci voleva». E' amareggiato Celeste Tonon che, con il fratello Giuliano, porta avanti il ristorante di famiglia da Celeste di Venegazzù. «Non ho mai provato in 70 anni e oramai mezzo secolo di lavoro così tanta delusione - afferma - sono amareggiato per queste chiusure che hanno messo in ginocchio il nostro mondo. Cerchiamo di lavorare durante i weekend con l'asporto ed ora per Pasqua i nostri clienti affezionati ci stanno chiamando per prenotare il pranzo a domicilio. Ma è tutto difficile e strano, una Pasqua con il ristorante vuoto, senza i nostri clienti, senza la festa, non è Pasqua come del resto non sarà Pasquetta senza la gita fuori porta sul Montello e il pranzo da noi. Questa prolungata chiusura, a parte le poche settimane a pranzo, ci penalizza molto, è dura proseguire dopo anni di investimenti e di sacrifici. Abbiamo bisogno di lavorare in ristorante, non tanto con l'asporto e proporre i nostri piatti a tavola che mio fratello Giuliano e mio figlio Walter preparano in cucina, menù che rimangono sulla carta con il ristorante chiuso, poiché quello dell'asporto è un qualcosa per tenerci impegnati ed accontentare i clienti e per Pasqua abbiamo pensato, a parte i primi, a due proposte classiche come il carrè di vitello e il capretto dell'Alpago al forno senza dimenticare due prodotti del territorio come l'asparago e la patata del Montello».
Sulle prospettive future, dopo Pasqua, Celeste sottolinea: «Non ci sono informazioni e programmi per il nostro settore, mancano gli eventi ma siamo pronti a riaprire Casa Gobbato a Volpago tra il verde del Montello, per i matrimoni programmati da maggio, ma ci servono certezze: per programmare servono certezze. «I contributi - conclude Celeste - a noi per ora non sono arrivati anche se promessi, ma le utenze da saldare sono puntuali come la salata bolletta sui rifiuti nonostante il ristorante sia chiuso. Ma voglio essere fiducioso e poter vedere la luce dal tunnel».
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