Test rapido anti Covid, l'ospedale Ca' Foncello capofila

Lunedì 27 Luglio 2020 di Mauro Favaro
Test rapido anti Covid, l'ospedale Ca' Foncello capofila
TREVISO «Il test rapido ci ha permesso di evitare un nuovo focolaio di coronavirus all'interno dell'ospedale». Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutte e 14 le unità di Microbiologia del Veneto, guarda ai risultati. Quelli relativi allo sviluppo di un nuovo sistema di screening di massa contro il Covid-19 sono più che mai incoraggianti. I laboratori del Ca' Foncello stanno sperimentando un test rapido capace di evidenziare l'eventuale presenza del coronavirus in brevissimo tempo: da qualche secondo a pochi minuti.
 stato proprio questo test a svelare che un tecnico neolaureato della stessa Microbiologia era stato contagiato. L'allarme è partito prima che rientrasse nei laboratori. Il giovane è stato subito messo in isolamento domiciliare. E questo ha permesso di scongiurare il rischio di un focolaio proprio nella fucina dove si dà la caccia al Covid-19. Il percorso è stato simile anche per un altro giovane tecnico contagiato, che divide l'appartamento con il primo, impegnato nell'unità di Anatomia Patologica. Lo stesso test ha poi evidenziato in pochi secondi la positività di una vicina di casa dei due, dalla quale sarebbe partito tutto. E di pari passo ha escluso altri contagi in ambiente ospedaliero. I 65 tamponi eseguiti tra la Microbiologia e l'Anatomia patologica hanno dato la conferma definitiva. Si tratta di un nuovo passo in avanti nello sviluppo del test rapido. Adesso il sistema è allo studio del ministero della Salute e del centro di riferimento nazionale dello Spallanzani. Se verrà validato, sarà una fondamentale arma in più per far emergere i casi positivi praticamente all'istante. 

Dottor Rigoli, come è stato usato il test rapido? 
«I tecnici avevano segnalato una sensazione febbrile. Sono stati sottoposti al test rapido prima del rientro nei laboratori. Gli esiti sono stati positivi. Al quel punto è scattato l'isolamento a casa. Nel frattempo è arrivata la conferma dal test eseguito in biologia molecolare. Con lo stesso sistema abbiamo controllato anche la vicina di casa, dalla quale è partito il contagio. In questo caso il test rapido ha evidenziato la positività nel giro di 70 secondi».

Si aprono prospettive importanti per il monitoraggio dei contagi nel territorio.
«È proprio questo il target del test. Una volta validato, potrà essere usato per screening di massa nei pronto soccorso, da parte dei medici di famiglia e nelle case di riposo. Ma penso anche alla possibilità di controllare rapidamente chi rientra dall'estero, come ad esempio le badanti e i lavoratori stagionali che arrivano per la vendemmia».

La minore sensibilità rispetto al tampone tradizionale non rappresenta un problema?
«Il test rapido non sostituisce la diagnosi definitiva con il tampone. Ma permette di isolare i positivi in tempi rapidissimi. Può perdere chi presenta una carica virale bassissima. Si tratta però di casi sui quali si stanno facendo delle valutazioni per capire se la positività non sia data solo dalla presenza di pezzi di virus, non più in grado di replicarsi. Per quanto riguarda le cariche virali elevate, invece, la correlazione tra il test rapido e il tampone è praticamente del 100%».

È preoccupato dall'aumento dei contagi?
«In questo momento il parametro Rt non riflette la realtà. Per ogni caso positivo andiamo a controllare tutti i contatti stretti. Così si può passare da zero a dieci contagi. Ma questo lavoro viene fatto proprio per arginare subito eventuali nuovi focolai».

C'è un allarme per i casi di importazione dall'estero?
«La maggior parte dei focolai attuali è legata a casi in arrivo dall'estero. Avevamo messo a posto il Veneto. Adesso il virus sta rientrando con gli spostamenti dall'Est Europa e dall'area dei Balcani».

Prevedete monitoraggi particolari in questo senso?
«A livello ospedaliero tutti i lavoratori che rientreranno da ferie fatte all'estero verranno sottoposti al tampone. E poi potrebbe arrivare un aiuto fondamentale proprio dal test rapido».

A che punto siete con la sperimentazione?
«Abbiamo eseguito 3mila controlli. Adesso la palla è nelle mani del ministero e dello Spallanzani per il via libera a livello nazionale».

Ci sono altre prospettive?
«Con questo test, Treviso ha gettato un sasso nello stagno a livello nazionale e internazionale. E non ci fermiamo. Già la settimana prossima inizieremo a studiare altri test rapidi per aumentare ulteriormente la sensibilità del metodo. Poi c'è la questione dei costi. Con il test rapido si può passare da 18 a 12 euro per esame. E non è escluso che si possa scendere ancora».

Dopo il sistema pool per eseguire più test in un colpo solo, l'analisi delle cariche virali basse e il lavoro sul test rapido, c'è chi la vede proiettato al vertice della Microbiologia nazionale. Lei, tra l'altro, che è già vicepresidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani. Cosa c'è di vero?
«Non lo so. Ma se anche mi venisse proposto, rinuncerei. Questo è il mio territorio. A fronte di incarichi diversi da quelli attuali, dovrei lasciarlo. E io non intendo abbandonare il Veneto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci