Il Dg Benazzi: «Troppe quarantene inutili, non servono ad arginare il virus»

Mercoledì 14 Ottobre 2020 di Mauro Favaro
Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl 2
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TREVISO - Troppe quarantene inutili. Per l'Usl trevigiana, quella che al momento registra più casi di coronavirus in tutto il Veneto, oltre la metà degli isolamenti a casa disposti con le regole attuali, di fatto non serve ad arginare la diffusione del Covid-19. Lo spartiacque è la carica virale dei contagiati. «Abbiamo visto che con cariche molto basse il virus non si propaga. Che senso ha, quindi, mettere queste persone e le loro famiglie in quarantena? chiede Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria differenziando i contagi in base alla carica virale, andremmo a tagliare più del 50% dei casi che oggi vengono registrati come positivi. Queste persone potrebbero continuare a girare normalmente, senza più quarantene. Al momento continuiamo a lavorare senza fare distinzioni. Ma ci auguriamo che il comitato tecnico scientifico ministeriale possa presto validare quello che a Treviso, grazie al dottor Roberto Rigoli, abbiamo già evidenziato».
Sarebbe una vera rivoluzione.

Solo nella provincia di Treviso attualmente ci sono oltre 1.300 persone positive. Secondo l'Usl, differenziando i casi a seconda della carica virale si potrebbe scendere verso i 600. A livello regionale i numeri si fanno ancora più pesanti. Ad oggi sono più di 6.600 i veneti registrati come contagiati. Partendo da questo dato, in sintesi, si potrebbe scendere sotto quota 3.300. Con tutto ciò che ne consegue anche per le quarantene precauzionali per familiari, contatti stretti e così via.


Benazzi fa riferimento all'ultimo studio portato a termine dal dottor Rigoli: il direttore del centro di Microbiologia di Treviso, coordinatore di tutti e 14 i laboratori del Veneto, ha già chiesto al ministero della Salute e all'Istituto superiore di sanità il via libera per poter registrare come negative anche le persone positive al coronavirus con una carica virale molto bassa. «Auspichiamo che prendano posizione quanto prima ha detto indicando una soglia sotto la quale inserire le persone tra i negativi, senza più bisogno di far scattare isolamenti, quarantene e tamponi per tutti i contatti stretti».
L'indagine eseguita su 1.422 positivi nel trevigiano ha messo in luce che, partendo dal tampone, in quasi il 53% dei casi sono stati necessari oltre 26 cicli di amplificazione per individuare il virus. Nel dettaglio, nel 49,58% la positività è emersa tra i 26 e i 35 cicli. Nel 3,31%, poi, si è andati addirittura sopra i 35 cicli. Più aumentano i cicli, più la carica virale è bassa. E le possibilità di contagiare altri calano di pari passo. «Noi oggi facciamo più tamponi di tutti. Andando a testare più persone, troviamo più positivi fa il quadro Benazzi il dato importante è che sono praticamente tutti asintomatici: il 97%. Vuol dire che il virus circola, certo, ma non in modo tale da creare grossi problemi».
Tra la montagna di test fatti nei punti tampone in drive-in del trevigiano, ormai stabilmente oltre i 2mila al giorno, praticamente nessuno è stato ancora eseguito in seguito a una segnalazione attraverso l'app Immuni. «Più persone la scaricano, meglio è. Ma noi non abbiamo ancora ricevuto segnalazioni in questo senso rivela il direttore generale dell'Usl 2 siamo invece sommersi di richieste che arrivano da chi ha saputo che un proprio amico è risultato positivo. Proprio per questo ora triplicheremo le linee telefoniche: ne avevamo due e le porteremo a sei».
Dall'alto di questi numeri, Benazzi ne ha anche per Andrea Crisanti. Nei giorni scorsi il direttore del centro di Microbiologia e virologia dell'azienda ospedaliera di Padova non aveva risparmiato critiche all'attuale piano tamponi. «A differenza di quanto va dicendo Crisanti, noi facciamo i tamponi e tracciamo tutti i contatti. È per questo che ad oggi abbiamo tali numeri conclude Benazzi lo invito a fare un giro assieme a me nei nostri punti tampone, nei laboratori e nei reparti. Così potrà rendersi conto di persona del lavoro che viene fatto. Forse stando all'interno dell'università non ce l'ha molto chiaro. Dovrebbe studiarlo, venendo anche a sporcarsi le mani».

 

Ultimo aggiornamento: 08:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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