Papà no vax contagiato all'estero muore a 39 anni, gravi altri due stranieri di 38 e 42 anni

Giovedì 2 Settembre 2021 di Valeria Lipparini
Ospedale di Conegliano
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TREVISO - Un morto e due malati gravi, tutti giovani. È il terribile bilancio di questa prima giornata di settembre sul fronte contagi Covid. Stroncato dal coronavirus, a 39 anni, un albanese infettato con la variante Delta e non vaccinato. L'uomo, sposato, papà di una bimba, residente a Pieve di Soligo e impiegato in un consorzio del posto, era ricoverato in terapia intensiva, all'ospedale di Conegliano, da martedì.

Si era contagiato durante un viaggio nel suo paese di origine e le sue condizioni di salute erano peggiorate tanto da costringerlo al ricovero. «Era entrato in ospedale in condizioni critiche» ha detto ieri il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi. Il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan, lo ricorda bene: «Siamo colpiti da una morte tanto repentina. E affranti. Era un ragazzo benvoluto, solare, positivo, sempre con il sorriso e disponibile». Poi, aggiunge: «È la prima persona che muore nella comunità di Pieve di Covid. Già domani mattina partiranno circa 3mila lettere di sensibilizzazione a nuclei familiari che sappiamo muoversi per lavoro o per ricongiungimenti da Paesi dell'Est».

GLI ALTRI
Sempre ieri sono stati registrati sei nuovi ricoveri in terapia intensiva, due dei quali giovani. Si tratta di un albanese di 38 anni e di un macedone di 42 anni. Entrambi non risultano vaccinati. Gli altri ricoverati in terapia intensiva sono divisi tra l'ospedale di Conegliano e quello di Treviso e si tratta soprattutto di balcanici. Il focolaio dei Balcani, dunque, ha mietuto la prima giovane vittima. Ma dai dati in possesso del direttore generale dell'Usl Benazzi il focolaio comincia a ridursi. «Siamo a 103 contagi su 100mila abitanti contro i 107 su 100mila abitanti di due giorni fa. Le zone ancora sotto pressione sono Moriago della Battaglia, San Zenone, Possagno, con comunità straniere importanti altrimenti non si spiegherebbe. In tutto sono 24 i ricoveri causati dal focolaio balcanico, tra ospedale di comunità e nosocomi. Ma il lieve calo c'è e dato che ormai sono rientrati tutti non ci aspettiamo nuove fiammate». E per chiudere il cerchio il dottor Benazzi ha chiesto ai sindaci il cellulare dei referenti delle comunità. Saranno contattati dalle strutture sanitarie per organizzare vaccinazioni in loco dove si trovano le comunità dell'Est più numerose. «Siamo disposti ad andare nelle rispettive comunità con il camper» apre Benazzi. Che aggiunge un altro dato: «Il 52 per cento della comunità balcanica è positiva rispetto al resto. Di 60 ricoverati, 24 sono balcanici».

LA SCUOLA
Le fiammate, invece, potrebbero arrivare dalla riapertura delle scuole. Però, anche in questo campo, il dottor Benazzi è leggermente ottimista: «Siamo arrivati a una copertura vaccinale del 67,8 per cento dell'intera popolazione, dai 12 anni in su, quindi è una buona copertura. In più, i giovani stanno rispondendo. Anche ieri abbiamo vaccinati 475 ragazzi, dai 12 ai 25 anni, in accesso libero. Sta andando bene». Non sono stati registrati, invece, focolai in aziende.

C'è anche una buona notizia. La mamma in gravidanza, ricoverata per Covid, ha partorito, il piccolo sta bene e ieri sono stati dimessi. La donna non era vaccinata. «Aveva parlato con il suo ginecologo che le aveva suggerito di non vaccinarsi. Immagino che si vaccinerà più avanti» riferisce il dottor Benazzi. Che rassicura sulla tenuta ospedaliera: «Abbiamo ancora un buon margine per fronteggiare eventuali nuovi picchi di contagi. Però, stiamo vedendo una lieve flessione. E nei prossimi 15 giorni scenderemo sotto i 60 contagi ogni 100mila abitanti». 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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