Covid, in nove mesi più di 500 decessi
Benazzi boccia le proposte di microzone rosse

Martedì 24 Novembre 2020 di Mauro Favaro
Un reparto di terapia intensiva trevigiano: 36 i pazienti attualmente ricoverati in rianimazione nella Marca

TREVISO Oltre 500 decessi. È lunghissima la scia di lutti nella Marca legati al coronavirus in nove mesi esatti di epidemia. I contagi sembrano finalmente evidenziare un rallentamento. Dopo il periodo di incubazione, però, bisogna ancora fare i conti con l’onda lunga degli effetti dell’esplosione delle positività. E purtroppo a volte sono tragici. Solo ieri nel trevigiano hanno perso la vita altre 10 persone, tra i 74 e i 92 anni, che erano state ricoverate negli ospedali in seguito al contagio da coronavirus. Con questi ultimi, salgono esattamente a 509 i decessi registrati dalla fine dello scorso febbraio ad oggi. «Tutta la sanità trevigiana sta facendo uno sforzo immane in questo momento – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – ogni decesso è una ferita al cuore, in qualsiasi caso». Le patologie pregresse hanno la loro incidenza. Ma non ci si ferma qui. Per questo l’Usl continua a chiedere a tutti di rispettare le misure di prevenzione contro la diffusione del coronavirus: indossare la mascherina, osservare il distanziamento, igienizzare le mani e non dar vita ad assembramenti.

NEGLI OSPEDALI

Ad oggi sono 477 i pazienti Covid positivi ricoverati negli ospedali, tra i quali 36 in Terapia intensiva. Oltre cento in più rispetto al picco più alto della prima ondata nel periodo tra marzo e aprile. L’allerta rimane rossa per l’occupazione dei posti nei reparti ordinari. Qui ci sono in tutto 441 pazienti. La situazione più complessa resta quella dell’ospedale di Montebelluna. Il sindacato dei medici Anaao-Assomed aveva chiesto l’istituzione di alcune mini zone rosse per provare a contenere l’emergenza. «Ad oggi non servono perché la situazione è generalizzata – specifica Benazzi – alla luce di questo, mini zone rosse non farebbero la differenza. E tra l’altro non ridurrebbero significativamente nemmeno i politraumi da operare d’urgenza». Ma l’Usl non è mai rimasta a guardare. Ha già previsto la distribuzione delle operazioni chirurgiche per la frattura del femore prima a Treviso e poi a Castelfranco. E punta a risolvere a breve anche la mancanza del personale degli ospedali costretto in isolamento perché contagiato o perché contatto di un caso positivo.

I RINFORZI

«A dicembre avremo la possibilità di rafforzare i servizi attraverso l’arrivo di 120 persone, tra infermieri e operatori sociosanitari – annuncia il direttore generale – questo ci consentirà di alleggerire le situazioni più complicate, e di conseguenza anche il personale che fino a questo momento ha dato tutto se stesso per continuare a rispondere a tutte le esigenze». Poi ci sono le strutture esterne. È già stato aperto un reparto Covid isolato con 30 posti letto nel contesto del centro servizi per anziani Sant’Antonio di Conegliano. E giovedì verrà aperto l’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene, che conta 60 posti attrezzati tra il quarto e il quinto piano. Non verrà invece attivato nessun Covid Hotel, almeno per ora. «Questa struttura è stata pensata per le persone positive senza sintomi o con sintomi lievi. Di conseguenza non andrebbe ad aiutare gli ospedali – sottolinea Benazzi – se avessimo un gran numero di positivi asintomatici avrebbe senso. Adesso però non è così. Intanto, comunque, abbiamo raccolto le disponibilità delle strutture». Insomma, si è pronti. Si sono fatti avanti in quattro: oltre all’hotel Villa Fiorita di Monastier, il Bhr Hotel di Quinto di Treviso, il resort Frassinelli di Vittorio Veneto e la struttura ricettiva di Rosanna Predazzer di Ponte di Piave. La situazione resta stabile per quanto riguarda le Terapie intensive. L’allerta rimane gialla. Attualmente sono occupati 36 dei 56 posti già attivati. «E 56 non è il massimo. Siamo sempre pronti a incrementare i posti di Terapia intensiva se sarà necessario – assicura Benazzi – ma lo faremo solo se dovesse servire: non avrebbe senso attivare letti in più di Terapia intensiva, magari riducendo altri servizi per recuperare personale, per poi lasciarli fermi». Si potrebbe arrivare fino a 116, convertendo le semi-intensive e usando anche i gruppi operatori. La speranza di tutti è che non serva. Ma l’attenzione deve rimanere massima. Ieri nella Marca sono emersi altri 445 contagi da coronavirus. C’è un rallentamento rispetto all’ultimo periodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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