Il prefetto di Treviso: «Le micro zone rosse sacrificio da valutare»

Lunedì 23 Novembre 2020 di Elena Filini
Il prefetto: «Le microzone rosse sacrificio da valutare»

TREVISO «Microzone rosse nelle aree dove i numeri dei contagi impensieriscono? Non sono in disaccordo. Nulla deve essere lasciato intentato». Non accennano a diminuire contagi e ricoveri. E il sistema è sotto sforzo. Tuttavia, secondo i parametri generali, il Veneto resta zona gialla. Con precise criticità, oggi anche localizzabili in determinate aree. Il prefetto Maria Rosaria Laganà questa settimana ha in agenda, oltre al tavolo sicurezza, un incontro con Usl e Inail su questioni attinenti al commercio.

L'attenzione resta alta. E non esclude proposte più coercitive. Treviso e Verona registrano la maggiore incidenza di ricoveri in Veneto. Castelfranco e Montebelluna le zone della provincia in cui il contagio ha avuto i numeri maggiori.


È pensabile istituire di concerto coi sindaci microzone rosse per cercare di restringere i contagi? 
«Se è un'ipotesi plausibile, perchè no? Sono sempre stata rispettosa delle competenze dei sindaci, ma credo che nulla debba essere lasciato intentato. Anche il dottor Benazzi nei giorni scorsi esprimeva la fatica delle Usl, i contagiati aumentano a ritmo rapidissimo. Io penso che i sindaci siano collaborativi e consapevoli, ma al di là di questo se c'è da fare una scelta drastica le autorità sanitarie dovrebbero proporlo e i sindaci non potrebbero che essere d'accordo. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato per evitare di arrivare a Natale con questo disorientamento e con una situazione che sta penalizzando in particolare alcuni settori».


Personalmente, è preoccupata dall'aumento dei contagi?
«Per carattere tendo a vedere il bicchiere mezzo pieno. Però questa seconda ondata mi sembra peggiore. Oggettivamente il fatto che ci sia un semi lockdown aumenta il rischio del contagio. E non sono tutte situazioni leggere, so di parenti di persone a me vicine con problemi di ossigeno. Ci eravamo illusi anche sull'età: è caduto un altro velo. In Prefettura abbiamo avuto 4 contagi, mentre nella prima ondata eravamo riusciti a rimanere Covidfree. La preoccupazione c'è».


Avete in programma dei tavoli per la sicurezza?
«Ogni settimana li facciamo per avere il quadro della situazione. L'impressione è che di grandi assembramenti ultimamente non ce ne siano più, la gente più o meno ha capito cosa evitare. In ogni caso questa settimana arriverà un contingente di rinforzo con 17 nuovi carabinieri. Il territorio verrà presidiato in maniera sempre più capillare». 


Commercio e ristori: avete avuto nuovi incontri con le categorie? 
«La scorsa settimana si è tenuto un incontro virtuale con la Camera di Commercio. Sono emersi alcuni dubbi in particolare sui protocolli che devono tutelare le aziende allevamento in caso di quarantena, e anche sui pagamenti delle provvidenze. Nei prossimi giorni avremo un tavolo con Usl e Inail su questo. Confido inoltre nella garanzia dei ristori per l'abbassamento della soglia di sofferenza di certe categorie. Poi bisogna vigilare su possibili infiltrazioni e coinvolgimenti strani. Abbiamo raccolto il grido di dolore degli alberghi, ci sono molte attività in difficoltà».


Come si immagina il Natale? Ci saranno timide aperture o come dice Zaia il panettone lo mangeremo a casa da soli?
«Il Natale per me è una festa della famiglia dove ci si ritrova con i pochi famigliari. Dovremo pensare a trascorrere quei giorni con i nostri parenti intimi. Le abbuffate amicali, a mio modo di vedere, sono il grande problema. Perchè lì si perde un po' il polso della tracciabilità e delle frequentazioni».


In sostanza, lei non sarebbe contraria a maggiori restrizioni? 
«No, credo valga la pena di fare un sacrificio immediato. Del resto gli studenti lo stanno già in parte facendo. Le scuole chiuse per me sono una grande ferita. A questo punto forse usare maggior rigore nelle zone più colpite sarebbe da considerare».
 

Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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