Test rapidi, Rigoli accusato di falso in atto pubblico e depistaggio: «Documentazioni fasulle»

Venerdì 22 Luglio 2022
Il dottor Roberto Rigoli

PADOVA - Gli elementi emersi dall'indagine di Padova sui test rapidi in Veneto «orientano a escludere profili di corruttela o di coinvolgimento di livelli politici sovraordinati nelle decisioni contestate». Lo precisa in una nota il Procuratore della repubblica Antonino Cappelleri. Della richiesta di rinvio a giudizio sono stati informati la Regione del Veneto e l'ente Azienda Zero, presso cui gli imputati, Roberto Rigoli e Patrizia Simionato, hanno rapporti di dipendenza. Gli atti sono stati inoltre trasmessi dalla Procura regionale presso la Corte dei Conti di Venezia, che valuterà un eventuale danno erariale nella vicenda.

Secondo la magistratura padovana, in sintesi, sarebbe stato alterato il procedimento amministrativo di affidamento diretto, gestito da Azienda Zero, alla società Abbott Srl di Milano, per una fornitura di 480mila test rapidi, avvenuta in due tranche nell'agosto e nel settembre 2020, per un importo totale di 2.160.000 euro.

L'udienza preliminare è stata fissata al 12 dicembre prossimo, davanti al Gup Maria Luisa Materia.

Il dottor Roberto Rigoli, ex coordinatore delle microbiologie del Veneto, è imputato anche di depistaggio, per aver fornito agli investigatori «documentazione fasulla». Oltre al capo d'imputazione di falso in atto pubblico, che lo vede imputato assieme all'ex direttrice di Azienda Zero, Patrizia Simionato, quello per depistaggio riguarda gli esiti della sperimentazione di campioni dei test rapidi effettuata al Pronto soccorso dell'Ospedale di Treviso, fornita da Rigoli e che avrebbe attestato la precisione al 100% dei risultati. In questa parte di indagine era stato coinvolto, con la stessa imputazione, anche il primario del Pronto Soccorso, Enrico Bernardi, che aveva dapprima confermato la versione di Riugoli ma che in seguito ha ritrattato, e la sua posizione è stata così archiviata.

L'auspicio di Zaia

«Ho il massimo rispetto per il lavoro della magistratura e auspico che faccia chiarezza con velocità, anche perchè non è giusto che ci sia una gogna per le persone coinvolte». Lo dice il Presidente del Veneto Luca Zaia commentato l'inchiesta della Procura di Padova sulla presunta mancata certificazione a norma dei tamponi rapidi adottati nella regione tra la prima e la seconda ondata Covid. «Esprimo la mia stima ai due dirigenti indagati, in particolare al dottor Rigoli che conosco tra 30 anni: avrà modo di dimostrare tutto quello che sa di questa vicenda- conclude - . Ricordo che i tamponi oggetto dello scandalo sono usati non solo in Italia ma in tutto il mondo».

Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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