Alberto non respirava più: Intubato a 38 anni. «Ora lotto per la vita»

Giovedì 12 Novembre 2020 di Mauro Favaro
Alberto non respirava più: Intubato a 38 anni. «Ora lotto per la vita»

TREVISO «Ho compiuto 38 anni proprio l'altro ieri. E purtroppo mi trovo qui. Non so cosa stia succedendo fuori in questo momento. Da 15 giorni ho abbandonato telefoni e computer. Adesso sto esclusivamente cercando di salvarmi la vita». A parlare è Alberto Cattarin, uno dei giovani più duramente colpiti dall'infezione da coronavirus durante questa seconda ondata. Nei giorni scorsi è stato ricoverato nell'ospedale di Treviso. È entrato in Rianimazione perché non riusciva più a respirare.

Qui è rimasto appeso a un filo, tra gli altri pazienti distesi sul letto con il ventre in giù per provare a far entrare più aria possibile nei polmoni. Ora è stato spostato nell'area semi-intensiva. Sta leggermente meglio. Ma fatica ancora a parlare. E non può rimanere senza ossigeno. 

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Covid sui giovani

Le sue parole rappresentano la parte più toccante del video diffuso ieri dall'Usl della Marca per replicare a un filmato negazionista rimbalzato martedì sui social network nel quale si vede l'autore camminare tra il padiglione di Malattie infettive e il pronto soccorso del Ca' Foncello sostenendo in modo totalmente infondato che non c'è alcuna emergenza Covid. «Se vi dicono che il coronavirus non esiste o che si tratta di una montatura, non credeteci scandisce Alberto io sto attraversando una cosa che non auguro a nessuno. Per il tipo di vita e per la salute che ho sempre avuto fino a questo momento, non me la sarei mai aspettata. Cercate di usare sempre tutti i dispositivi di protezione e di seguire le buone norme comportamentali: sono le uniche che possono davvero salvarvi la vita». 

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PADOVA Diciassette sono i bimbi ricoverati in questo mese di novembre per il Covid nella pediatria dell' ospedale di Padova. In pratica, il 10% dei 170 adulti ora degenti per le complicanze causate dal virus. Un numero elevato, quindi, se si tiene conto che nella prima ondata della pandemia i contagi tra i più piccoli erano rarissimi.


Seconda ondata

La seconda ondata del coronavirus sta mettendo a dura prova l'ospedale di Treviso. In questo periodo arrivano ogni giorno almeno 10 pazienti Covid positivi che hanno bisogno di essere ricoverati. La situazione è in continua evoluzione. Ieri si contavano 116 pazienti positivi ricoverati. Tra questi, 16 in Terapia intensiva, scesi a 14 proprio ieri mattina a causa di due decessi, tra i quali Daniele Piovesan, giovane di soli 26 anni. Venti pazienti, di seguito, sono nell'area semi-intensiva della Pneumologia. Gli altri nei reparti ordinari, tra Malattie infettive, l'ex Riabilitazione e ora anche l'ospedale di comunità. «Abbiamo visto con amarezza le immagini spiega Stefano Formentini, direttore del Ca' Foncello che in questo momento di grande sofferenza, in questa emergenza pandemica, tendono a svalutare la sofferenza dei pazienti e l'impegno di tanti medici, infermieri e operatori che lavorano ogni giorno con grande fatica. Oggi la situazione nell'ospedale di Treviso è grave, ma fortunatamente ancora sotto controllo». In Terapia intensiva, in particolare, si è sempre al limite. «In condizioni normali accogliamo 12 pazienti. Da ormai due settimane, invece, abbiamo costantemente una quindicina di ricoverati: tutti affetti da polmonite Covid fa il punto Mario Peta, anestesista rianimatore che gestisce il coordinamento Covid siamo al limite delle nostre possibilità come risorse umane». La Rianimazione si potrà ampliare fino a 44 posti letto. Ma è un'impresa. In Malattie infettive, poi, sono ricoverati 45 pazienti Covid positivi che hanno bisogno dell'ossigeno per riuscire a respirare. L'Usl della Marca attiverà altri 369 posti letto, arrivando a un totale di 632. A conti fatti, quasi il 30% dei 2.239 posti disponibili in tutti gli ospedali.

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«Se un paziente viene ricoverato è perché sta male mette in chiaro Gigliola Scattolin, coordinatrice del reparto, rivolgendosi idealmente a tutti i negazionisti ci sono operatori che fanno anche otto ore di lavoro al giorno completamente bardati. Non è facile. Chiedo almeno rispetto per chi è ammalato, rispetto per chi lavora e rispetto per chi sente il senso del dovere nel rispondere a questa emergenza». «Ogni giorno arrivano in questo reparto una decina di pazienti aggiunge da qui vengono trasferiti anche nelle varie strutture che sono state aperte. L'età si è molto abbassata. Lancio un appello a tutti: indossate la mascherina, aiutatevi e aiutateci». All'inizio Malattie infettive era l'unico punto di riferimento. Poi è stato necessario aprire altre aree Covid. A partire dai posti semi-intensivi della Pneumologia. «La situazione qui è piuttosto seria. Abbiamo venti letti. E sono tutti occupati. C'è un grande turn over di pazienti. E una grande richiesta da parte dei pronto soccorso tira le fila il primario Micaela Romagnoli esorto tutta la popolazione a fare estrema attenzione e a portare rispetto per tutto quello che si sta facendo negli ospedali».

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Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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